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La giornalista? Più pericolosa di un killer

La giornalista? Più pericolosa di un killer, inquisito per l’omicidio di una donna a Sanremo e per l’assassinio di un’altra a Genova. Due donne uccise dopo mesi di minacce. Il processo per l’omicidio di Genova a due anni dai fatti è ancora da fissare, ma la procura genovese ha trovato tempo e modo di impegnare una decina di agenti della polizia giudiziaria per perquisire l’abitazione, la redazione, l’auto e la borsetta della collega Ilaria Cavo, di Mediaset, “colpevole” di avere diffuso una intercettazione sul killer Luca Delfino il cui contenuto era peraltro già agli atti dell’inchiesta per l’omicidio di Sanremo. 

 

La perquisizione a Ilaria arriva alla vigilia delle ultime manifestazioni (il 23 ottobre alle 10,30 a Genova di fronte al Tribunale con volantinaggio e presidio dei giornalisti) per il diritto dovere di fare e di ricevere informazione, contro i progetti politicamente trasversali nelle diverse maggioranze di governo, tendenti a limitare il diritto a fare informazione, alla conoscenza dei processi e delle inchieste, insomma a una informazione ovattata e controllata più ancora di quello che in molti vorrebbero o già riescono a fare oggi.

E’ poi, per così dire curioso, che la magistratura (giustamente) così impegnata a difendere i propri valori di autonomia e di professionalità, riesca a spendere tempo e persone per indagare i giornalisti. Attaccando spesso con decisioni e scelte incomprensibili una categoria – quella dell’informazione – che come la magistratura e l’avvocatura ha il suo valore principale nell’autonomia, indipendenza personale e professionalità.

A Ilaria va, purtroppo, la “solita” solidarietà. E’ questo, con moltissimi altri, un buon motivo per partecipare al presidio e volantinaggio di giovedì a Genova e alla manifestazione nazionale ed europea del 5 novembre a Roma.

Nel caso di Ilaria Cavo, la collega è stata prima convocata per la “banale” comunicazione di un atto giudiziario,per poi rivelarle che era indagata e che c’era un ordine di perquisizione della Procura di Genova. L’operazione che ha complessivamente impegnato tra Genova e Milano una decina di persone ha visto la perquisizione della borsa di Ilaria, della sua auto, il sequestro del notebook, la perquisizione senza esito in redazione e nell’abitazione della collega dove sono stati sequestrati tutti i materiali informatici e hard disk anche non attinenti all’oggetto specifico dell’indagine.

Fa piacere rilevare tale solerzia e dispiego di forze, impegnate già in altre città per analoghe iniziative contro giornali e colleghi come a Genova dove negli ultimi anni si è trovato tempo, per esempio, di indagare e condannare chi aveva fatto inchieste giornalistiche su un maniaco (condannato in primo grado a 14 anni di carcere) utilizzando anche materiali diffuso dalle stesse forze dell’ordine, sulle vicende del G8, sul serial killer Donato Bilancia, sui temi del terrorismo e via aggiungendo. Con sponde spesso ancora più realiste in taluni amministratori , tifosi di calcio, dirigenti di società sempre più infastiditi dal fare cronaca che non sia il passaggio di una semplice velina o comunicato stampa.

 

(fonte: Fnsi)

Pubblicato da Pino Bruno

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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