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I ghostbusters dell’anidride carbonica

Ricordate i Ghostbusters? Catturavano fantasmi, li infilavano in una trappola portatile e poi stoccavano gli ectoplasmi in un enorme contenitore sotterraneo. Gli scienziati dell’Istituto di geoscienze e georisorse del Cnr vogliono fare più o meno la stessa cosa con l’anidride carbonica (Co2). La tecnologia per il “confinamento geologico” della Co2 si chiama più correttamente “sequestro mineralogico”.  Al momento è “l’unica tecnica che permette di intrappolare in modo permanente la Co2 all’interno di fasi cristalline”, spiega Luigi Dallai, ricercatore Igg-Cnr. “Il sequestro mineralogico di biossido di carbonio – aggiunge il ricercatore – consiste in una reazione esotermica favorita a temperature minori di 200 °C tra silicati di magnesio (come serpentino o olivina), contenuti in rocce peridotitiche o serpentinitiche, e Co2, con la conseguente precipitazione di carbonati, come magnesite e dolomite”.

Le serpentiniti sono frequenti nella regione alpina e, soprattutto, in quella appenninica. “In teoria – prosegue Dallai – le rocce di questa tipologia affioranti nella sola regione della Toscana potrebbero sequestrare l’intera quantità di Co2 prodotta in Italia nei prossimi duecento anni”. Inoltre, il processo di carbonatazione, alla base del sequestro mineralogico, può portare allo smaltimento di ingenti quantità di amianto, come ad esempio quello che potrebbe essere estratto dalla costruzione delle tanto contestate gallerie in Val di Susa.

“Stime iniziali in Val di Susa prevedono di estrarre dal tunnel di base, dalla parte italiana, oltre 7 milioni di metri cubi di materiali di scavo. Anche in questo caso – dice Gianelli – un’inertizzazione tramite carbonatazione in presenza di anidride carbonica avrebbe un doppio risultato positivo: da un lato l’abbattimento di Co2 antropica, dall’altro lo smaltimento di rifiuti speciali come quelli delle fibre di amianto”.

L’Istituto ha avviato altre ricerche, condotte da giovani assegnisti e borsisti, che comprendono il sequestro della Co2 in acquiferi salini e le alterazioni indotte nelle rocce di copertura, potenziali vie di fuga del gas stoccato nel sottosuolo.

Le emissioni di gas serra sono uno dei maggiori problemi ambientali che la comunità scientifica e le autorità politiche si trovino ad affrontare. “I cambiamenti climatici in corso – afferma Giovanni Gianelli, direttore dell’Igg – Cnr di Pisa – hanno portato alla luce la necessità di ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica, oltre che quello di studiare possibili metodi per il suo smaltimento”.

Pubblicato da Pino Bruno

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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