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Posta Elettronica Certificata perché pagare se si può avere gratis?

posta-certificataGuido Scorza è presidente dell’Istituto Politiche dell’innovazione, esperto di informatica giuridica e diritto delle nuove tecnologie. E’ la persona giusta per raccontare le ultime astrusità dell’e-Government all’italiana. Riguardano la Posta Elettronica Certificata. Scorza scrive su Punto Informatico…Perché pagare per avere qualcosa che puoi avere gratis?“. Non è questione di lana caprina e non è detto che gratis sia veramente gratis.

 

Il ministro Renato Brunetta sta infatti varando un decreto che prevede che  “…al cittadino che ne fa richiesta la Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento per l’innovazione e le tecnologie, direttamente o tramite l’affidatario del servizio, assegna un indirizzo di PEC” ed aggiunge che “l’attivazione della PEC e le comunicazioni che transitano per la predetta casella di PEC sono senza oneri per il cittadino“. Dovremmo essere tutti contenti. E invece no. La vicenda ricorda in parte quello sta accadendo con la Social Card e che i cronisti di Report hanno correttamente denunciato. Non sempre ciò che sembra gratis lo è davvero.

 Aggiunge Scorza a proposito della PEC: “…Occorre, peraltro, tener presente che data la gratuità del servizio offerto dal Governo e la circostanza che un servizio di posta elettronica certificata può, ovviamente, essere utilizzato al posto di qualsiasi altro indirizzo di posta elettronica anche laddove non sussistano esigenze di certificazione – se l’iniziativa avesse il successo auspicato dal ministro Brunetta – il fornitore, affidatario del servizio si ritroverebbe ben presto ad occupare una posizione dominante nell’intero mercato delle comunicazioni elettroniche. È, infatti, evidente che un numero sempre crescente di cittadini abbandonerebbe il proprio attuale indirizzo di posta elettronica o, comunque, non chiederebbe l’assegnazione di un nuovo indirizzo né certificato né non certificato ed inizierebbe ad utilizzare, esclusivamente, quello messo gratuitamente a disposizione del Governo.

Si darebbe così vita – aggiunge Scorza – a un anacronistico nuovo monopolio nei servizi postali tanto più grave e preoccupante se si considera che esiste il rischio concreto che ad aggiudicarsi la gara per la gestione del servizio di posta elettronica certificata nazionale sia proprio lo stesso soggetto che per anni ha gestito – ed in buona parte continua a gestire – in regime di monopolio la corrispondenza nel nostro Paese ovvero Poste Italiane S.p.A. attraverso la sua controllata Postecert. È uno scenario che non può non sollevare dubbi e perplessità e che appare da solo sufficiente a suggerire un serio ripensamento, almeno, delle modalità di realizzazione dell’idea del Ministro dell’Innovazione“.

Poste Italiane dietro la Social Card e Poste Italiane dietro la PEC gratuita. Uhm…. E poi la privacy. Continua Scorza nella sua lucida riflessione: “…Si creerà, dunque, una sorta di “anagrafe dei domicili informatici” dei cittadini italiani, se ne affiderà la tenuta ad un soggetto privato in forza di un contratto di appalto e la si renderà consultabile alle sole pubbliche amministrazioni. Credo si tratti di un fatto piuttosto grave e sul quale è necessaria una più profonda e matura riflessione rispetto a quella che sembra aver ispirato i suggeritori del Ministro Brunetta“.

La PEC, tra l’altro, esiste solo in Italia. Siamo “all’obbligo dell’inutile“, come denuncia da tempo l’associazione Cittadini di Internet, che tempo fa ha presentato denuncia all’Unione Europea.

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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