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Rete sotto assedio: l’apologia di reato e l’”aggravante” Internet

Internet aggrava l’ istigazione a delinquere e l’apologia di reato? Il senatore di PdL Raffaele Lauro ne è certo. Sotto l’impulso della ignobile aggressione a Silvio Berlusconi, ha preso carta e penna e ha scritto la sua proposta di legge. “”Chiunque, comunicando con più persone in qualsiasi forma, istiga a commettere uno o più tra i delitti contro la vita e l’incolumità’ della persona, e’ punito, per il solo fatto dell’istigazione, con la reclusione da 3 a 12 anni. La stessa pena si applica a chiunque pubblicamente fa l’apologia di uno o più fra i delitti indicati. Se il fatto e’ commesso avvalendosi di comunicazione telefonica o telematica, la pena e’ aumentata”.

Non è la prima proposta stravagante di provvedimento legislativo contro le libertà in rete basata sugli umori del momento e, ahimè, non sarà l’ultima. Tempo fa ci aveva provato il sottosegretario alla Presidenza del consiglio del governo Prodi, Ricardo Franco Levi. Ce l’aveva in particolare con i blog. Poi, però, dopo le proteste, fece marcia indietro. Altro governo, altro giro. I tentativi dei parlamentari Pecorella e Costa  e, qualche tempo prima, del senatore D’Alia. A febbraio si era fatta avanti anche l’on. Gabriella Carlucci. Avrò certamente dimenticato altri solerti legislatori. Insomma, mutando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia.

Come la penso l’ho già detto e scritto più volte, negli ultimi giorni. Non servono provvedimenti speciali. Le leggi in vigore permettono già di individuare e reprimere chi, in rete e fuori, vìola la legge. C’è una sorta di accanimento terapeutico nei confronti di Internet, da parte di molti esponenti del mondo politico.

 

internet_jail

 

Non possono controllare la rete, dove scrivono e agiscono giornalisti e blogger con la schiena dritta, e allora tentano di contrastarla, ridimensionarne il potenziale civico e democratico. In rete, è vero, ci sono anche delinquenti e idioti. Se inneggiano alla violenza e all’odio è giusto e sacrosanto punirli, ma forze dell’ordine e magistratura hanno già gli strumenti per farlo.

Ha ragione il giurista Guido Scorza: “… il problema è che Internet non è un aggravante ma solo il principale strumento di comunicazione e relazione del futuro, anzi del presente”.

Ha ragione, infine, Vittorio Zambardino: “…Lauro insiste che una delle istigazioni riguarda i “delitti contro la vita”. Forse lui pensa al modellino del Duomo, ma se, a legge approvata, un pm persegue un gruppo facebook sul tema “liberalizzare l’uso della RU486″ , cosa gli diciamo, che si sbaglia”?

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Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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