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Google? Roba da vecchi. Adesso c’è Gogol

Google? Roba da archeologia informatica. Il motore di ricerca à la page – almeno per il mercato italiano – si chiama Gogol. Nuovo scoop di Quink, il collettivo di adbuster baresi (o casseurs de Pub, come dicono a Parigi, che in fondo, sarebbe una piccola Bari se avesse il mare) impegnati ormai da mesi in un certosino quanto straordinario lavoro di decodifica e derisione del mondo della comunicazione. Gogol, come si sa, è parola di nuovo conio, brevettata dal più grande comunicatore della storia italiana: Silvio Berlusconi.

Il Gogol creato da Quink va a senso unico. Il range della ricerca è limitato ai tòpos berlusconiani. Si va da “musica napoletana Apicella” a “priapismo”, da “abbronzatura” a “separazione consensuale”, da “escort Tarantini” a “lozione capelli” e via satireggiando.

Gogol, motore di ricerca per stomaci forti

 

Quink non può fermarsi certo qui. Il motore Gogol va potenziato, ingegnerizzato, globalizzato. A quanto una versione russa, Putin oriented?

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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