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Intercettazioni: cala la scure del silenzio di Stato

Questo blog è listato a lutto, per protestare contro la legge bavaglio. La scure del silenzio di Stato cala sull’Italia. Il nostro paese sta vivendo uno dei momenti più bui per la libertà di stampa e quindi anche per la democrazia. Con il voto di fiducia del Senato, il bavaglio all’informazione si avvia a diventare legge. Con la nuova norma i cittadini non potranno più essere informati su ciò che accade nel Paese. Niente più notizie su scandali, violazioni, abusi, stragi, truffe. Che cosa cambierà per le intercettazioni se il disegno di legge approvato dal Senato sarà confermato anche dalla Camera? Ecco, in sintesi, un raffronto tra le regole attuali e quelle future:

REATI INTERCETTABILI

– OGGI: tutti i reati più gravi (mafia, terrorismo, sequestro di persona) e quelli puniti con più di cinque anni di reclusione, compresa la corruzione.

– CON IL DDL: gli stessi reati, ai quali si aggiunge quello di stalking.

LIMITI

– OGGI: I telefoni possono essere messi sotto controllo per tutta la durata delle indagini preliminari.

– CON IL DDL: limite di 75 giorni. Se ci sono ragioni motivate il pm può chiedere al gip una proroga di tre giorni in tre giorni. Per i reati più gravi, limite di 40 giorni più altri 20 prorogabili.

DIVIETI E SANZIONI

– OGGI: Il giornalista che pubblica intercettazioni rischia un mese di carcere evitabile pagando 281 euro di ammenda. Nessuna multa è prevista per gli editori.

– CON IL DDL: Per il giornalista un mese di carcere evitabile con una multa di 10mila euro. Per gli editori 300mila euro di multa se pubblicano brani testuali di intercettazioni, 450mila euro se si tratta di intercettazioni di persone estranee ai fatti.

TALPE

– OGGI: chi passa ai giornali le intercettazioni rischia un anno di carcere.

– CON IL DDL: la pena può arrivare a sei anni di reclusione

CIMICI

– OGGI: gli investigatori possono piazzare  microfoni in luoghi pubblici e privati, fino alla fine delle indagini.

– CON IL DDL: niente più microfoni piazzati in casa o in auto.

Le ‘cimici” saranno consentite al massimo per tre giorni, prorogabili di altri tre.

PM ‘CIARLIERI’

– OGGI: il Pm può andare in tv a parlare dell’inchiesta di cui è titolare.

– CON IL DDL: se lo fa  può essere sostituito dal capo del suo ufficio.

RIPRESE PROCESSI

– OGGI: se il giudice è d’accordo le telecamere possono entrare in aula.

– CON IL DDL: per registrare un’udienza serve il permesso del presidente della corte d’appello.

IENE E D’ADDARIO

– OGGI: Chiunque può registrare una conversazione di nascosto, come ha fatto la escort Patrizia D’Addario a Palazzo Grazioli o come fanno a Striscia e Le Iene.

– CON IL DDL: sono permesse ai giornalisti professionisti e pubblicisti, o se c’è di mezzo la sicurezza dello Stato. Per gli altri carcere da 6 mesi a quattro anni.

CLERO

– OGGI: Se nelle intercettazioni finisce un sacerdote il pm non ha nessun obbligo di avvertire le autorità ecclesiastiche.

– CON IL DDL: bisogna avvertire la diocesi; se l’intercettato è un vescovo il pm deve avvertire la segreteria di Stato vaticana.

INTERNET

Tra i tanti passaggi liberticidi e censori del maxi emendamento sulle intercettazioni ce n’e’ anche uno devastante per la rete. Infatti, per cio’ che attiene alla ‘rettifica‘, si equiparano i siti informatici ai giornali. La seconda  parte della lettera a del comma 29 recita: le rettifiche ”per i siti informatici sono pubblicate entro 48 ore dalla richiesta…”. Cio’ significa rendere la vita impossibile per le migliaia di siti e di blog, che rappresentano un’altra era geologica dei media”.

Il comunicato della Federazione Nazionale della Stampa Italiana:

Tutta la categoria dei giornalisti si mobiliti contro il disegno di legge sulle intercettazioni, in attesa della giornata di black out informativo del 9 luglio, mettendone in evidenza i ”pericoli” con qualsiasi iniziativa: e’ il senso della lettera che il segretario della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi, ha inviato ai fiduciari e ai componenti dei comitati di redazione.

”Come certamente vi e’ noto – ha ha scritto Siddi – nella giornata odierna l’aula del Senato ha approvato il testo del disegno di legge sulle intercettazioni che contiene norme fortemente limitative del libero esercizio della professione giornalistica. La Federazione della Stampa, che in questi mesi si e’ attivata per contrastare l’approvazione di questo provvedimento, ha messo in cantiere una serie di iniziative tese a sensibilizzare l’opinione pubblica e a contrastare l’iter procedurale nella fase di passaggio in terza lettura alla Camera dei Deputati. In questo quadro la Giunta Esecutiva ha deliberato di proclamare uno sciopero di tutta la categoria da attuarsi l’8 luglio nella carta stampata e il 9 nelle radio e televisioni in modo da realizzare una giornata di ‘rumoroso silenzio’ per protestare contro questo provvedimento in occasione della presumibile approvazione in commissione Giustizia alla Camera e del passaggio alla discussione in aula. Ovviamente, qualora il calendario dei lavori parlamentari dovesse mutare, provvederemo ad adeguare, di conseguenza, le date dello sciopero”.

”Nel frattempo, pero’ – sottolinea Siddi – e’ necessario che tutta la categoria, in particolare nelle redazioni, si mobiliti per significare la gravita’ del momento e la pericolosita’ insita in una normativa restrittiva che limiterebbe gravemente, se approvata, il diritto dei cittadini ad essere informati.

La Federazione della Stampa in questi giorni mantiene uno stretto rapporto con gli editori per mettere in atto una comune iniziativa, mediante la pubblicazione nelle prime pagine di tutti i giornali di un testo di protesta. L’intesa con gli editori e’ in questo momento in corso di perfezionamento. E’ comunque necessario che sia dedicato il massimo impegno per evidenziare i danni che il provvedimento arrecherebbe alla liberta’ di informazione. Per questo, tutti i comitati di redazione sono invitati a intervenire, anche ai sensi delle previsioni contrattuali, perche’ sulle loro testate sia dato ampio spazio all’informazione su questa vicenda e per concordare con i direttori forme di evidenziazione del pericolo che si corre, mediante richiami, occhielli, segni grafici, o qualsiasi altra iniziativa si dovesse ritenere efficace”.

Martedi’ prossimo la segreteria della Fnsi ”incontrera’ il mondo dell’associazionismo per concordare azioni comuni che coinvolgano i cittadini. Il giorno successivo si riunira’ la Giunta Esecutiva insieme ai presidenti delle Associazioni Regionali. Giovedi’ 17 si riunirà il Consiglio Nazionale federale. Da parte loro le associazioni regionali di stampa si stanno mobilitando a livello territoriale per individuare occasioni e momenti di dibattito e di protesta. Vi terremo tempestivamente informati su ogni iniziativa”.


La presa di posizione dell’Ordine dei Giornalisti:

“Non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo accettare una legge, il ddl Alfano, che priverà i cittadini del diritto di sapere per poter scegliere in maniera consapevole”, afferma Enzo Iacopino, segretario nazionale dell’Odg. “Falliscono tutti i tentativi di trovare una soluzione capace di coniugare davvero il dovere costituzionale dei giornalisti di informare l’opinione pubblica con l’altrettanto nobile dovere di tutelare la privacy di tutti e di ciascuno. Prevale la logica di un assoluto divieto sostanziale con l’aggiunta di un gratuito atto di violenza contro cittadini qual è la legittimazione degli editori ad interferire anche su ogni singolo atto dei giornalisti.

Non dovremo più rispondere solo ai lettori e alla nostra coscienza, ma dovremo subire i diktat di editori i quali non si limiteranno più a intervenire per tutelare i loro molteplici interessi in campi diversi dall’editoria, ma potranno imporre omissioni e censure totali per evitare di pagare multe esorbitanti.

Il presidente Lorenzo Del Boca giorni fa ricordava che i giornalisti hanno un solo dovere: “Dare le notizie di cui sono a conoscenza”. Lo faranno, con la consapevolezza che l’Ordine impegnerà ogni risorsa possibile per tutelarli. E lo farà promuovendo iniziative che vedano la categoria, tutta, unita ad ogni livello. Quando si subisce un’aggressione come quella che deriva dal disegno di legge Alfano, non c’è lo spazio per distinguo, ma c’è il dovere non solo morale di produrre nell’unità ogni sforzo per tutelare il diritto dei cittadini alla verità”.

aggiornamento dell’11 giugno

“L’Ordine risponderà in sintonia con gli altri enti di categoria a questa sfida che è un atto di violenza alla Costituzione e ai cittadini italiani”. È l’annuncio del segretario dell’Odg, Enzo Iacopino, dopo l’approvazione in Senato del ddl Alfano: “Il tempo delle parole è purtroppo finito ed ha spazzato via la speranza alimentata in decine di incontri da parlamentari i quali, singolarmente o anche davanti a più persone, avevano manifestato perplessità sul contenuto delle norme e garantito un impegno per modificarle in maniera radicale. Resta la possibilità che la Camera recuperi spazi che garantiscano ai cittadini il diritto di essere informati in maniera piena. Ma c’è la consapevolezza che la determinazione di alcuni in grado di decidere con un semplice gesto chi sarà parlamentare e chi no, in occasione di elezioni nelle quali deputati e senatori sono di fatto nominati da un gruppetto di persone, non consente di farsi illusioni di sorta. In queste condizioni le proteste più estreme dei giornalisti sono inevitabile risposta alla ostinazione e alle chiusure della maggioranza. C’è il dovere della disobbedienza civile davanti a norme che violano il diritto costituzionale dei cittadini di sapere per valutare e compiere scelte consapevoli.


Umberto Eco: “A piccoli passi verso il regime”

Le norme sulle intercettazioni. Il controllo dei tg della tv pubblica. E prima il lodo Alfano, i tagli alla scuola… Berlusconi trasforma le istituzioni un passo dopo l’altro, con lentezza. Perché i cittadini assorbano i cambiamenti come naturali. Così al colpo di Stato si è sostituito lo struscio di Stato

È nota la definizione della democrazia come sistema pieno di difetti ma di cui non si è ancora trovato nulla di meglio. Da questa ragionevole assunzione discende, per la maggior parte della gente, la convinzione errata che la democrazia (il migliore o il meno peggio dei sistemi di governo) sia quello per cui la maggioranza ha sempre ragione. Nulla di più falso. La democrazia è il sistema per cui, visto che è difficile definire in termini qualitativi chi abbia più ragione degli altri, si ricorre a un sistema bassamente quantitativo, ma oggettivamente controllabile: in democrazia governa chi prende più consensi. E se qualcuno ritiene che la maggioranza abbia torto, peggio per lui: se ha accettato i principi democratici deve accettare che governi una maggioranza che si sbaglia.

Una delle funzioni delle opposizioni è quella di dimostrare alla maggioranza che si era sbagliata. E se non ce la fa? Allora abbiamo, oltre a una cattiva maggioranza, anche una cattiva opposizione. Quante volte la maggioranza può sbagliarsi? Per millenni la maggioranza degli uomini ha creduto che il sole girasse intorno alla terra (e, considerando le vaste aree poco alfabetizzate del mondo, e il fatto che sondaggi fatti nei paesi più avanzati hanno dimostrato che moltissimi occidentali ancora credono che il sole giri) ecco un bel caso in cui la maggioranza non solo si è sbagliata ma si sbaglia ancora. Le maggioranze si sono sbagliate a ritenere Beethoven inascoltabile o Picasso inguardabile, la maggioranza a Gerusalemme si è sbagliata a preferire Barabba a Gesù, la maggioranza degli americani sbaglia a credere che due uova con pancetta tutte le mattine e una bella bistecca a pasto siano garanzie di buona salute, la maggioranza si sbagliava a preferire gli orsi a Terenzio e (forse) si sbaglia ancora a preferire “La pupa e il secchione” a Sofocle. Per secoli la maggioranza della gente ha ritenuto che esistessero le streghe e che fosse giusto bruciarle, nel Seicento la maggioranza dei milanesi credeva che la peste fosse provocata dagli untori, l’enorme maggioranza degli occidentali, compreso Voltaire, riteneva legittima e naturale la schiavitù, la maggioranza degli europei credeva che fosse nobile e sacrosanto colonizzare l’Africa.

In politica Hitler non è andato al potere per un colpo di Stato ma è stato eletto dalla maggioranza, Mussolini ha instaurato la dittatura dopo l’assassinio di Matteotti ma prima godeva di una maggioranza parlamentare, anche se disprezzava quell’aula «sorda e grigia». Sarebbe ingiusto giocare di paradossi e dire dunque che la maggioranza è quella che sbaglia sempre, ma è certo che non sempre ha ragione. In politica l’appello alla volontà popolare ha soltanto valore legale (“Ho diritto a governare perché ho ricevuto più voti”) ma non permette che da questo dato quantitativo si traggano conseguenze teoriche ed etiche (“Ho la maggioranza dei consensi e dunque sono il migliore”).

In certe aree della Sicilia e della Campania i mafiosi e i camorristi hanno la maggioranza dei consensi ma sarebbe difficile concluderne che siano pertanto i migliori rappresentati di quelle nobilissime popolazioni. Recentemente leggevo un giornalista governativo (ma non era il solo ad usare quell’argomento) che, nell’ironizzare sul caso Santoro (bersaglio ormai felicemente bipartisan), diceva che costui aveva la curiosa persuasione che la maggioranza degli italiani si fosse piegata di buon grado a essere sodomizzata da Berlusconi. Ora non credo che Berlusconi abbia mai sodomizzato qualcuno, ma è certo che una consistente quantità di italiani consente con lui senza accorgersi che il loro beniamino sta lentamente erodendo le loro libertà. Erodere le libertà di un paese significa di solito mettere in atto un colpo di Stato e instaurare violentemente una dittatura. Se questo avviene, gli elettori se ne accorgono e, se pure non hanno la forza di zione di colpo di Stato che è con lui cambiata. Al colpo di Stato si è sostituito lo struscio di Stato. All’idea di una trasformazione delle strutture dello Stato attraverso l’azione violenta il genio di Berlusconi è stato ed è quello di attuarle con estrema lentezza, passettino per passettino, in modo estremamente lubrificato.

Pensate alla inutile violenza con cui il fascismo, per fare tacere la voce scomoda di Matteotti, ha dovuto farlo ammazzare. Cose da medioevo. Non sarebbe bastato pagargli una buona uscita megagalattica (e tra l’altro non con i soldi del governo ma con quelli dei cittadini che pagano il canone)? Mussolini era davvero uomo rozzissimo. Quando una trasformazione delle istituzioni del Paese avviene passo per passo, e cioè per dosi omeopatiche, è difficile dire che ciascuna, presa di per sé, prefiguri una dittatura – e infatti quando qualche cassandra lo fa viene sbertucciata. Il fatto è che per un nuovo populismo mediatico la stessa dittatura è un sistema antiquato che non serve a nulla. Si possono modificare le strutture dello Stato a proprio piacere e secondo il proprio interesse senza instaurare alcuna dittatura.

Si può dire che il lodo Alfano prefiguri una tirannia? Sciocchezze. E calmierare le intercettazioni attenta davvero alla libertà d’informazione? Ma suvvia, se qualcuno ha delitto lo sapranno tutti a giudizio avvenuto, e l’evitare di parlare in anticipo di delitti solo presunti rispetta se mai la privatezza di ciascuno di noi. Vi piacerebbe che andasse sui giornali la vostra conversazione con l’amante, così che lo venisse a sapere la vostra signora? No, certo. E se il prezzo da pagare è che non venga intercettata la conversazione di un potente corrotto o di un mafioso in servizio permanente effettivo, ebbene, la nostra privatezza avrà bene un prezzo. Vi pare nazifascismo ridurre i fondi per la scuola pubblica? Ma dobbiamo risparmiare tutti, e bisogna pur dare l’esempio a cominciare dalle spese collettive. E se questo consegna il paese alle scuole private? Non sarà la fine del mondo, ce ne sono delle buonissime. È stalinismo rendere inguardabili i telegiornali delle reti pubbliche? No, se mai le vecchie dittature facevano di tutto per rendere la radio affettuosissima. Ma se questo va a favore delle reti private? Beh, vi risulta che Stalin abbia mai favorito le televisioni private?

Ecco, la funzione dei colpi di Stato striscianti è che le modificazioni costituzionali non vengono quasi percepite, o sono avvertite come irrilevanti. E quando la loro somma avrà prodotto non la seconda ma la terza Repubblica, sarà troppo tardi. Non perché non si potrebbe tornare indietro, ma perché la maggioranza avrà assorbito i cambiamenti come naturali e si sarà, per così dire, mitridatizzata. Un nuovo Malaparte potrebbe scrivere un trattato superbo su questa nuova tecnica dello struscio di Stato. Anche perché di fronte a essa ogni protesta e ogni denuncia perde valore provocatorio e sembra che chi si lamenta dia corpo alle ombre.

Pessimismo globale, dunque? No, fiducia nell’azione benigna del tempo e della sua erosione continua. Una trasformazione delle istituzioni che procede a piccoli passi può non avere tempo per compiersi del tutto, a metà strada possono avvenire smandrappamenti, stanchezze, cadute di tensione, incidenti di percorso. È un poco come la barzelletta sulla differenza tra inferno tedesco e inferno italiano. In entrambi bagno nella benzina bollente al mattino, sedia elettrica a mezzogiorno, squartamento a sera. Salvo che nell’inferno italiano un giorno la benzina non arriva, un altro la centrale elettrica è in sciopero, un altro ancora il boia si è dato malato… Tagliare la testa al re o occupare il Palazzo d’Inverno è cosa che si fa in cinque minuti. Avvelenare qualcuno con piccole dosi d’arsenico nella minestra prende molto tempo, e nel frattempo chissà, vedrà chi vivrà. Per il momento, resistere, resistere, resistere.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/noi-contro-la-legge/2127975


Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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