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Televendita Apple in onda su tutte le reti

Ha ragione da vendere Ernesto Assante, su Repubblica. Il keynote Apple di ieri sera è stato penoso. Tim Cook e Phil Schiller ricordavano più Roberto Da Crema, il televenditore asmatico dei watch (imitazioni degli swatch) che Steve Jobs, il cui nome – peraltro – non è stato mai citato. Tim e Phil si sono agitati sul palco, hanno zampettato da una parte all’altra, hanno tirato fuori gli oggetti dai cassetti e poi li hanno riposti, si sono sbracciati, hanno saccheggiato dal dizionario i superlativi. E’ mancato soltanto che proponessero un pacchetto di prodotti – un bundle, per dirla da fichi – un iPhone 5, un nuovo iPad, il mini iPad, tre al prezzo di due – e non ve li do per mille e non ve li do per ottocento, cinquecento e sono vostri. Vi arriveranno a casa insieme con il tostapane. Ecco, la televendita sarebbe stata completa. E poi applausi a scena aperta (i presenti applaudivano sul serio, ogni due per tre, come al Grande Fratello, all’Isola dei Famosi e alle sceneggiate della De Filippi).   

No, non ci sono più le Apple di una volta, e non è per fare gli choosy e portare acqua alla Fornero. Non discuto la qualità dei prodotti: il nuovo desktop ultrasottile è bello da far paura. E’ vero, gli acquirenti dovranno comprarsi a parte il lettore di DVD, perché non c’era spazio, ma è dettaglio da poco. Quanto al mini iPad, è un iPad zippato, compresso, la risoluzione non è eccelsa perché manca il Retina Display. Si, sta tutto in una mano, ma non costa poi molto meno dell’iPad vero e, dunque, perché scegliere il piccolo invece del grande?

I guru del marketing staranno già ridendo sotto i baffi, perché i numeri mi daranno torto. Apple venderà tutto. Sarà difficile – se non impossibile – sottrarsi al canto della sirena. Ma riuscirà il mercato ad assorbire il ritmo pazzesco imposto da Cook and friends? Un nuovo iPad a distanza di pochi mesi dal precedente, con quello che ti ritrovi tra le mani già da rottamare? C’è un pizzico di troppo di cinismo, in questo affannarsi di keynote trasformati in televendite, di crudele obsolescenza ravvicinata.

Vorrei fermarmi a riflettere, con l’aiuto del saggio che ho sul comodino. E’ del filosofo Maurizio Ferraris. Il titolo è “Anima e iPad”, edito da Guanda. Sottotitolo: “E se l’automa fosse lo specchio dell’anima?”. Cito dalla sinossi: “E l’iPad, che quando è spento, con il suo schermo lucido, può servire come specchio per pettinarsi o rifarsi il trucco, quando è acceso, con la sua memoria attivata, diviene letteralmente lo specchio dell’anima”.

Ecco, un tempo si citava spesso il motto di Google: Don’t be evil. Il colosso dei motori di ricerca metteva le mani avanti, per scaramanzia. Sappiamo tutti com’è andata a finire. Senza Google oggi saremmo accecati. Di questo passo Apple diventerà la mela che Eva propose ad Adamo. E sul palco del prossimo keynote ci sarà direttamente lui, Roberto “il baffo” da Crema.

Qui il video dell’evento Apple del 23 ottobre.

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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