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Spiare e torturare i blogger non paga

Cinque blogger libici, sottoposti a tortura durante il regime di Gheddafi, testimonieranno a Parigi nel processo contro l’azienda Amesys, filiale del gruppo informatico francese Bull. L’accusa è pesante: complicità nelle torture ai danni degli oppositori, rintracciati grazie alle apparecchiature di sorveglianza digitale fornite da Amesys. L’inchiesta sembrava destinata all’archiviazione, ma la corte d’appello di Parigi ha deciso di andare avanti.

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Il ruolo di Amesys nel supporto alla polizia politica di Gheddafi era stato denunciato dal Wall Street Journal nell’agosto 2011. Gli inviati Paul Sonne e Margaret Coker entrarono nel quartier generale dei servizi di spionaggio, a Tripoli, e trovarono numerose prove dell’attività svolta da Amesys. La società del gruppo Bull avrebbe messo a disposizione delle spie libiche anche la tecnologia per la Deep Packet Inspection, per tenere sotto controllo i movimenti online di oppositori e blogger.

A settembre 2011, con un comunicato sul suo sito,  Amesys aveva negato ogni coinvolgimento e minacciato azioni legali a tutela della sua reputazione:

“Toutes les activités d’Amesys respectent strictement les exigences légales et règlementaires des conventions internationales, européennes et françaises. Amesys n’opère aucun centre d’écoute téléphonique ni internet à aucun point du globe”.

L’inchiesta della magistratura francese fa seguito alla denuncia della Federazione Internazionale dei Diritti Umani (FIDH) e della Lega dei Diritti dell’Uomo (LDH).

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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