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Una parola al giorno: PageRank

Una parola al giorno toglie il digital divide di torno. La parola di oggi è PageRank. Per la maggior parte degli utenti, un motore di ricerca è “semplicemente” uno strumento per rintracciare velocemente le informazioni disperse nel web. Pochi si rendono conto che Google e i suoi concorrenti sono in realtà diventati il baricentro di un ecosistema – dove “eco” significa “economico” – in cui vivono, prosperano e a volte falliscono migliaia di aziende piccole e grandi.

PageRank

Qualsiasi cosa una persona o azienda venda – libri rari, fumetti d’epoca, scarpe su misura, borse in carta stagnola, fuochi d’artificio… davvero qualsiasi cosa – la sua prima preoccupazione è apparire in cima ai risultati delle ricerche che abbiano anche solo una tenue relazione con il prodotto in questione

Quanto in alto appare una pagina nei risultati delle ricerche dipende proprio dal PageRank di quella pagina. Un motore di ricerca deve trovare tutte le pagine del web che contengono una data parola o frase, ma non è quello il compito più complesso.

Il momento davvero critico in ogni ricerca è l’ordinamento dei risultati in modo che i più importanti – le pagine web che più probabilmente saranno utili all’utente – si trovino all’inizio della lista. È risaputo che la maggior parte degli utenti non andrà mai oltre le prime tre-quattro pagine dei risultati, quindi un’azienda che non appare in queste pagine è virtualmente invisibile sul web.

Date le premesse non sorprende che aumentare il proprio PageRank possa diventare l’ossessione di chiunque abbia un sito di e-commerce, né che molti consulenti e web designer si siano specializzati in tutte le possibili tecniche per “indurre” Google a elencare i siti dei propri clienti prima di quelli della concorrenza.

Il primo algoritmo davvero soddisfacente per il calcolo del PageRank fu messo a punto nel 1998 da Sergey Brin e Larry Page quando erano studenti all’Università di Standford. Invece di limitarsi a contare le occorrenze della parola ricercata nelle varie pagine – come all’epoca facevano tutti i motori di ricerca – il PageRank tiene conto di quanti altri siti puntano alla pagina in questione.

In pratica il principio usato per valutare l’impatto degli articoli scientifici: un articolo è davvero importante solo se viene citato in tanti altri studi nel medesimo settore. Non si limita, però, a contare quanti sono i riferimenti, poiché il peso di ciascuna citazione è a sua volta proporzionale all’importanza della pagina che contiene la citazione stessa.

Dopo qualche tentativo di vendere la loro idea, Brin e Page decisero di lasciare gli studi e fondare Google. Il successo immediato della loro azienda è la dimostrazione di quanto l’idea fosse rivoluzionaria. Anche se l’algoritmo è descritto minuziosamente nell’articolo con cui fu presentato alla comunità scientifica, da allora è stato migliorato enormemente e il suo continuo perfezionamento è in cima alle priorità di Google, ed è il segreto meglio custodito dall’azienda di Mountain View.

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(Grazie alla collaborazione dell’architetto del codice Francesco Balena)

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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