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Una parola al giorno: Troll

Una parola al giorno toglie il digital divide di torno. La parola di oggi è Troll. Trae origine dai buffi personaggi che – nella mitologia nordica – fanno sempre dispetti. Rompiscatole nati, potremmo dire. Vocabolo di grande attualità, perché la mamma dei Troll è sempre incinta, come quella dei fessi. Da molti anni i Troll si sono trasferiti dai boschi scandinavi alla rete e ormai dilagano anche in politica. Se frequentate il web e i social network, vi siete sicuramente imbattuti in un Troll.

Troll

E’ quello che interviene a gamba tesa nelle discussioni, quasi sempre a sproposito. Vive per accendere fuochi e alimentarli con la benzina. E’ un provocatore nato, portabandiera della flame war, la guerra di parole che spesso trascende in parolacce.

Il Troll, insomma, campa di risse telematiche, si infila in ogni post e gruppo di discussione. Entra ad esempio in una chat femminista e fa pesanti apprezzamenti sulle donne. Andatevi a leggere l’ottima definizione che ne fa Wikipedia:

Alcuni tipi di messaggi e attività associati all’azione del Troll:

  • L’invio di messaggi intenzionalmente sgarbati, volgari, offensivi, aggressivi o irritanti.
  • L’invio di messaggi con contenuti senza senso, detto in gergo informatico flood (come: semplici lettere, emoticon, testi casuali)
  • L’invio di un numero di messaggi, anche se non particolarmente provocatori o insensati, tale da impedire il normale svolgimento delle discussioni.
  • L’invio di messaggi volutamente fuori tema (con frasi come: “come sviluppo la mia pagina web?”, in un forum nel quale si parla di musica).
  • L’invio di messaggi contenenti errori portati avanti con finta convinzione (con frasi come: ” Così è la vita è certamente il miglior film di Roberto Benigni, checché ne diciate!”).
  • L’invio di messaggi a scopo di disinformazione e critica insensata.
  • Il perorare intenzionalmente e con tensione un’argomentazione basata su un errore difficile da dimostrare o su opinioni potenzialmente verosimili, facendosi seguire nella discussione dalla comunità.
  • Il pubblicare contenuti di disturbo come suoni, immagini o link a siti offensivi, sovente mimetizzandoli come innocui.
  • Lo svelare trame di film o libri senza avvertire.
  • Lo sbagliare deliberatamente e ripetutamente i nomi (di persone o cose) o regole grammaticali per irritare gli altri utenti.
  • L’attribuire a tanti l’opinione di uno, vittimizzandosi e non rispondendo nel merito, spingendo possibilmente altri utenti a prendere le proprie difese (con frasi come: “vi siete coalizzati contro di me”).
  • Il ridicolizzare o denigrare ripetutamente gli interventi di un utente “concorrente”.
  • Lo scrivere deliberatamente messaggi enfatici su un dato argomento divertendosi alla spalle di chi corrobora poi la propria fasulla tesi.
  • Il portare avanti tesi opposte a quelle dichiaratamente discusse nella comunità, con argomentazioni vaghe, imprecise e pretestuose, generando quindi flame (per esempio pubblicando teorie evoluzioniste in un forum di creazionisti o viceversa).

Difendersi dai Troll è giusto e possibile: bisogna evitarli come la peste, non interloquire, non accettare provocazioni e, in casi estremi, espellerli dai newsgroup e cancellarli dalla lista delle “amicizie” sui social network.

Quanto alla politica, i Troll sono frequentatori assidui dei talk show. Vanno lì con un mandato preciso: interrompere, provocare, confutare, accendere risse, buttarla in caciara. Li avete riconosciuti, vero?  Troll sono anche i tormentoni giornalistici su argomenti futili. Gli ultimi esempi: la fuga del re dei coatti Fabrizio Corona e le esternazioni di Berlusconi sulle “qualità” di Mussolini.

Su Valigia Blu Dino Amenduni ha provato ad assegnare il Premio Troll per l’anno appena trascorso. Ecco i vincitori.

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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