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La mamma dei costruttori di falsi profili Twitter è sempre incinta

Ieri hanno colpito e affondato Dan Brown (avrà toccato ferro?) con un falso account Twitter di Umberto Eco. Lo scrittore americano è vivo è vegeto ed Eco, ovviamente, era all’oscuro di tutto. Comunque per qualche ora la notizia è rimbalzata sulla rete grazie al retweet facilone di chi rilancia di tutto e di più, senza ritegno e senza uno straccio di verifica. Non è la prima volta e non sarà l’ultima. La mamma dei costruttori di fake account Twitter è sempre incinta e non ce ne libereremo mai. Goliardia, stupidità e trolling alimentano il circuito delle bufale, fanno catena di sant’Antonio delle notizie false, riciclano vecchie leggende metropolitane o ne inventano di nuove. Che retwitti  l’uomo qualunque passi, che lo facciano opinion leader e giornalisti è ben più grave.

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Eppure accountability (attendibilità, responsabilità del giornalista, del giornalismo) e fact checking (verifica delle notizie) sono (dovrebbero essere) l’ABC del giornalismo post industriale, come insegna la Columbia Journalism School. Se il qualunquemente utente può retwittare a destra e a manca, il giornalista ha il dovere di risalire la corrente del fiume come un salmone, per accertare la veridicità dell’informazione.

I buoni esempi non mancano, come quello raccontato da Luca Dello Iacovo su wikireporter – Fondazione <ahref:

“Jay Rosen è un docente di giornalismo alla Columbia University, un’istituzione per molti reporter tra le due sponde dell’atlantico. Poche sere fa ha letto un messaggio sul social network twitter e ha inoltrato (“retweetato”) il micropost alla sua cerchia di contatti. Ma era inesatto. E danneggiava la reputazione di un’altra persona. Se n’è accorto. E non ha nascosto l’errore. No. Come racconta nel suo blog “pressthink“, ha contattato le persone che ha coinvolto a causa della sua disattenzione. Poi ha scritto un lungo post per spiegare passo dopo passo la catena di eventi. Con una lucidità notevole. E in pochi giorni sono arrivati 25mila lettori. Ha commentato su twitter: “La trasparenza paga”. La diffusione di notizie false o inaccurate con i social network avviene in poco tempo. E può diventare una valanga. Come è accaduto durante il terremoto di Haiti: su twitter è stato diffuso un messaggio che prometteva voli gratis per il personale sanitario che voleva raggiungere l’isola. Tutto falso. Ma molti hanno inoltrato il testo. Due lezioni: il numero di citazioni di un messaggio è soltanto uno degli indicatori per capirne il valore. Chi scopre un errore fa bene a segnalarlo”.

Quanto a Twitter, la caccia ai fake account è sempre aperta. Le regole sono chiare:

L’impersonificazione è una violazione delle Regole di Twitter.  Gli account Twitter che fingono di essere un’altra persona o entità, al fine di confondere o ingannare, possono essere permanentemente sospesi nel quadro della politica di Impersonificazione di Twitter”.

Ogni utente può e deve segnalare un “account di impersonificazione”. Come? Qui le istruzioni per l’uso.

Chi fabbrica falsi account danneggia anche te. Digli di smettere.

A proposito, Umberto Eco – quello vero – non frequenta Twitter.

 

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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