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Zanichelli porta gli eBook nelle care vecchie librerie

Zanichelli fa una proposta pragmatica ai librai, il cui senso è più o meno questo: la dematerializzazione del libro (a cominciare da quello scolastico) rischia di mettere in crisi le librerie tradizionali, soprattutto quelle più piccole. Perché allora non portare l’eBook nelle librerie, dove i clienti possano acquistare i codici di attivazione, scaricare le applicazioni per tablet e smartphone, le licenze online e i libri digitali che si possono leggere sul computer? L’operazione “Scarichiamo i libri” è dunque un invito a trasformarsi per non morire. Così i librai che aderiranno diventeranno anche eBook Store, nei quali i clienti poco avvezzi al digitale potranno anche ricevere consigli e assistenza per installare i libri digitali. Non male come idea.

 

Zanichelli-insegna-a-scaricare-i-libri

A causa del boom del digitale – stando al Rapporto sulla promozione della lettura  – in Italia negli ultimi due anni si è registrato un forte calo di vendite (nel 2011 si sono vendute 1,7 milioni di copie in meno rispetto all’anno precedente e il giro d’affari è diminuito del 3,7%; mentre nei primi nove mesi del 2012 si sono persi altri 4 milioni di copie e un ulteriore 8,7% di fatturato).

“Noi editori abbiamo bisogno delle librerie per far arrivare i libri, e ora anche gli eBook, ai lettori”, dice Irene Enriques, direttore generale di Zanichelli. La proposta è anche una risposta a quanto richiesto dal decreto dell’ex ministro dell’Istruzione Profumo sull’adozione dei libri scolastici digitali.

La svolta dell’eBook nella scuola è un passo importante per lo sviluppo della didattica, ammette Zanichelli, che ha fatto un sondaggio su 3600 studenti iscritti al suo portale “myZanichelli.it”. Il 71,5% ha un computer personale e il 68% possiede uno smartphone. Alla domanda “Ti piacerebbe studiare su libri solo digitali” il 26,9% ha risposto sì; più sì che no il 21,5%; non tanto il 28,1% e un netto No il 23,5%. Insomma i favori e i contrari sono equamente divisi.

C’è da aggiungere che sul digitale la scuola è in ritardo, gli insegnanti non sono adeguatamente formati e la metà del territorio nazionale non ha la banda larga.

Adesso si facciano avanti gli altri editori italiani, per non lasciare il mercato nelle mani delle multinazionali, Amazon in testa.

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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