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Provider poliziotti del web? No grazie

Non vogliamo fare i poliziotti del web, dicono i duecento provider piccoli e medi di Assoprovider. L’associazione critica duramente lo schema di regolamento sulla tutela del diritto d’autore online, cioè la proposta anti-pirateria dell’AGCOM. Il regolamento, dicono i provider, “finirebbe per trasformare ogni intermediario della rete in un organo di polizia giudiziaria che controlla 24 ore su 24 l’intera rete mondiale, senza che tale ordine, già peraltro ritenuto illegittimo dalla Corte di Giustizia, venga sottoposto alla verifica della Magistratura”.

web-police

“I provider, senza alcuna distinzione tra le diverse figure già presenti nella normativa, ovvero coloro che danno accesso ad Internet, dovranno rimuovere selettivamente interi siti, link, frammenti di opere digitali, in base ad un Ordine dell’autorità”, sostiene Assoprovider.

Effettivamente le richieste di rimozione al gestore della pagina Internet (o disabilitazione dell’accesso ai contenuti illeciti) rappresentano uno dei capisaldi del cosiddetto “enforcement”. Secondo i provider qualsiasi portale di condivisione in qualità di “hoster attivo” potrebbe essere oggetto di migliaia di richieste massive di rimozione a cui l’intermediario della rete dovrà dare immediato adempimento.

“La Delibera comporterà la necessità per i provider di accesso di dover analizzare tutto il traffico presente sulle reti italiane anche di clienti non propri, e di impedire l’accesso ai cittadini italiani a i siti (blog, forum) presenti all’estero, sulla base anche di una sola richiesta di rimozione, senza che in realtà rilevi lo scopo di lucro”, sottolinea l’associazione.

In verità questa preoccupazione è la stessa che sollevarono i colleghi stranieri, con l’introduzione delle procedure di “notice and take down”. I provider si spingono oltre e sostengono che la sostituzione delle “pagine incriminate di un sito con una pagina contenente il logo dell’AGCOM” invada la sfera della “libera espressione dei titolari dei siti Internet ed il principio di autodeterminazione di ogni cittadino”.

Comprensibile l’interrogativo formale che si pone Assoprovider in relazione all’obbligo “di consegnare, in 48 ore dalla richiesta, i nomi dei titolari di siti Internet, di blog, di forum” senza che sia stata elevata alcuna contestazione formale – in violazione dei principi di tutela della privacy.

“Se non faranno tutto ciò i provider rischiano una multa sino a 250 mila euro, la denuncia agli organi di polizia giudiziaria (espressamente prevista dalla delibera)”, prosegue la nota di Assoprovider. “Tutto ciò non ha nulla a che vedere con la pirateria digitale, da sempre combattuta, silenziosamente e quotidianamente, da tutti i provider italiani, pur nella difficilissima congiuntura economica. Mai, prima d’ora, un’autorità si era spinta a questo punto”.

Insomma, il timore dell’associazione è che gli intermediari di rete possano essere trasformati in un organo di polizia giudiziaria senza il coinvolgimento della Magistratura. E su questo ultimo punto effettivamente c’è già stato un pronunciamento della Corte di Giustizia UE che ne ha evidenziato i profili di illegittimità.

(con Tom’s Hardware)

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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