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Posta Elettronica Certificata: chiesta procedura di infrazione

Qualche giorno fa vi avevo parlato di azzeccagarbugli digitali, a proposito del caos normativo che regna in Italia su firma elettronica, firma digitale e firma elettronica qualificata. Vi segnalo quindi con piacere questa iniziativa, che condivido e sottoscrivo.

L’Associazione Cittadini di Internet, in collaborazione con Adiconsum  e A.N.O.R.C. (Associazione Nazionale per Operatori e Responsabili Conservazione sostitutiva), ha avviato oggi l’apertura di una procedura d’infrazione contro lo Stato Italiano per inadempimento delle norme comunitarie in materia di firma elettronica, posta elettronica certificata e fatturazione elettronica. La denuncia è stata  formalmente presentata agli Uffici competenti dell’Unione Europea.

Tale iniziativa nasce dalla constatazione che la vigente normativa italiana in materia di firme elettroniche, PEC e processi di fatturazione elettronica oltre che la corposa e caotica produzione legislativa sviluppata nel corso degli ultimi anni si pongono in contrasto con la legislazione comunitaria e, pertanto, con le realtà esistenti negli altri Stati membri della Comunità Europea. In Italia, difatti, si annoverano la firma elettronica, la firma digitale e la firma elettronica qualificata, mentre in Europa esistono soltanto la firma elettronica e quella elettronica avanzata.

Ciò disorienta tutti i cittadini sia nei rapporti con la Pubblica Amministrazione, sia tra privati ed imprese, sia ancora nei rapporti con soggetti appartenenti ad altre nazioni dell’Unione Europea. Inoltre, questa incongruenza legislativa si riflette sulla normativa in materia di fatturazione elettronica (e conservazione digitale dei documenti fiscalmente rilevanti) che prevede processi rigidi e formali per i contribuenti, che non trovano giustificazione nel panorama comunitario.

Oltre a ciò, la posta elettronica certificata (P.E.C.) è una realtà solo italiana, poiché non ha un equivalente tecnico in nessun altro paese al mondo, rendendola di fatto uno strumento assolutamente non interoperabile ed inutile a livello comunitario e mondiale.

«La disciplina italiana in materia di innovazione digitale è assolutamente caotica e disorganica. In particolare, le norme che disciplinano le firme elettroniche non sono completamente compatibili con gli standards europei ed internazionali. L’Italia, anzi, con la propria normativa si è discostata dalla disciplina comunitaria in materia.» ha affermato l’Avv. Nicola Fabiano, Presidente dell’Associazione “Cittadini di Internet”.

La P.E.C. poi è un prodotto tutto ‘made in Italy’ che, però, il mondo intero ignora – ha continuato l’Avv. Fabiano – è costosa per il cittadino e non può essere utilizzata se entrambi gli interlocutori non la posseggono. Si pensi che la normativa che la disciplina, peraltro, prescrive il suo funzionamento solo con la firma elettronica avanzata che lo Stato Italiano ha abrogato qualche tempo fa !”.

L’iniziativa proposta dalle Associazioni firmatarie della denuncia si è resa quindi necessaria per sensibilizzare le Istituzioni alla esigenza di una migliore e più razionale disciplina con cui regolamentare il sistema delle nuove tecnologie rendendolo, con strumenti validi in tutto il contesto europeo ed internazionale, uniforme e concretamente fruibile.

La normativa italiana in materia di innovazione digitale di questi ultimi anni si è caratterizzata per caos e disomogeneità che ne hanno impedito una reale applicazione pratica –  ha affermato l’Avv. Andrea Lisi, Presidente di ANORC e docente di Informatica Giuridica dell’Università del Salento. Questo è accaduto poiché ‘la foga del legislatore nazionale’ – ha precisato Lisi – non ha fatto che produrre una moltitudine di regolamentazioni rigide e innovative che non sono allineate con gli strumenti attualmente in uso nel contesto comunitario e internazionale. Pertanto, è da tempo che sottolineo come la normativa italiana rischia di essere oggi un bellissimo gioiello da indossare per dimostrare a tutti come siamo all’avanguardia, ma che in realtà ha prodotto solo un imbarazzante isolamento dal punto di vista dell’utilizzo di alcuni strumenti regolamentati che non riescono a imporsi nelle prassi della Società dell’Informazione che ha una (ovvia) vocazione ‘a-nazionale’“.

La normativa in materia – ha concluso Paolo Landi, Segretario Generale Adiconsum – non può quindi ritenersi realmente all’avanguardia se non si pone questi importanti obiettivi: allineamento con la normativa comunitaria, interoperabilità a livello internazionale e facilità di utilizzo degli strumenti regolamentati, attenzione alla sicurezza informatica”. “Anche con la firma digitale – continua Landi, – la burocrazia è stata capace di portare l’Italia in un vicolo cieco, dopo che con Frattini eravamo partiti in anticipo e bene“.

 

Pubblicato da Pino Bruno

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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