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Dante De Angelis: un eroe “normale”

Bertolt Brecht oggi ripeterebbe il suo “sventurata la terra che ha bisogno d’eroi [1]“, se leggesse cosa è accaduto al macchinista Dante De Angelis.  Il ferroviere, come sapete, è stato licenziato a ferragosto perchè qualche tempo fa aveva denunciato pubblicamente gravi carenze nei sistemi di sicurezza di Trenitalia. Dante De Angelis è un sindacalista, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Era suo dovere, dunque, parlare prima che si verificasse un infortunio sul lavoro o un incidente ferroviario. Invece Trenitalia dice che ha “creato una situazione di procurato allarme ingiustificata” ed ha ” leso gravemente l’immagine della Società,  in palese violazione dei suoi doveri di dipendente“.

Come ai tempi del Duce, i treni devono arrivare sempre in orario, costi quel che costi (e di eventuali ritardi non si deve dare notizia). Nessuno può disturbare i vertici delle Ferrovie. Pazienza che gli utenti debbano viaggiare con zecche e pidocchi, in treni lerci e lenti, che si scassano sempre, soprattutto nelle tratte a sud di Roma. Pazienza che i treni italiani siano la Cenerentola d’Europa, anche se ci costano come se fossero costruiti con l’oro.

 “Fra perdite di gestione e finanziamenti dello Stato per tappare i buchi – scrivono Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo ne “La Deriva –  il peso delle Ferrovie nello spaventoso debito pubblico italiano, è valutabile in oltre centocinquanta miliardi di euro: un decimo del totale” (pag. 81).

La Corte dei Conti rileva, nella sua relazione sull”andamento dell’azienda relativo al biennio 2005-2006, che “A poco piu’ di un quinquennio dalla ristrutturazione societaria e dalla scelta politica multisocietaria  il nuovo modello organizzativo, oramai completamente realizzato, non pare aver giovato, come era nelle aspettative, al superamento delle difficoltà e disfunzioni, gia’ in precedenza, in parte, manifestatesi e che nel 2006 sono emerse in tutta la loro evidenza, sia sotto il profilo operativo sia sotto il profilo della sostenibilità finanziaria“.

La Corte dei Conti aggiunge che  l’incremento della spesa non è servito “a contenere un avvertibile peggioramento della qualità del servizio di trasporto“. Le perdite da ripianare sono risultate pari a 1.644,7 milioni di Euro – a fronte di un capitale sociale di 2.570 milioni di Euro – e pur dopo la ricapitalizzazione effettuata, nel corso dell’esercizio, per complessivi euro 910,7 milioni. Le maggiori difficoltà sono ancora una volta riconducibili al servizio di trasporto ferroviario che, nonostante l’aumento dei costi, non accenna a migliorare, ne’ sotto il profilo quantitativo, cioè con ampliamento dell’offerta del servizio sulle linee oggi più carenti, ne’ sotto il profilo qualitativo generale.

Dai rilievi della magistratura contabile emerge anche una sorta di preoccupazione verso le scelte del management da tempo impegnato a privilegiare le tratte più remunerative e lasciando andare sempre peggio le altre, il tutto a discapito dei cittadini, dei pendolari e del garantire un servizio pubblico adeguato come dovrebbero essere le Ferrovie dello Stato.  (Fonte  “Ancora in marcia“)

L’importante è licenziare chi fa il grillo parlante, chi importuna il manovratore.

Dante De Angelis, un eroe “normale”.


[1] Bertolt Brecht, Vita di Galileo (1938-39)

Pubblicato da Pino Bruno

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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