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La morte di Socrate. E i cocci sono nostri

Il destino nel nome? Aver chiamato il progetto che negli anni novanta avrebbe dovuto cablare l’Italia come il filosofo greco condannato a morire ingerendo la cicuta, avrebbe dovuto mettere tutti in guardia. Il Piano Socrate ci è costato (e ci costa ancora) tredicimila miliardi di vecchie lire, stando ai documenti ufficiali. Impegno infrastrutturale faraonico. Città e palazzi sventrati per costruire condotti e piazzare canaline che avrebbero dovuto portare la larga banda ai cittadini. In realtà Stet e Telecom avevano già sperimentato la tecnologia DSL e dunque non aveva senso (tecnologico) far entrare nelle case cavi coassiali. Di quel piano e di un altro assurdo progetto dell’epoca – Fido Dect – oggi restano i cocci, come documentano le foto che ho scattato per le strade di Bari. Centraline divelte, cavi spezzati, inutili pali con le antennine. Nessuno ha mai pagato per questo spreco di denaro pubblico. Mai un’inchiesta della magistratura. Fotografate i resti del Piano Socrate e dei pali di Fido Dect, scrivete il nome della strada e della città e speditemele. 

Per ricordarvi cos’era il Piano Socrate, ecco un articolo di Giorgio Maletti sul Corriere della Sera del 18 gennaio 1998

FINISCE SENZA GLORIA IL PROGETTO, DA 13 MILA MILIARDI D’ INVESTIMENTO, PER CABLARE ENTRO IL ‘ 98 LE CASE DI TUTTI GLI ITALIANI

Telecom, l’ addio al piano Socrate

Adesso la parola d’ ordine e’ Adsl: una nuova tecnologia per comprimere i dati utilizzando i vecchi fili del telefono. E’ qui che verranno dirottate le risorse finanziarie. E dai sogni infranti della tv via cavo si passa all’ era multimediale

Finisce senza gloria il progetto, da 13 mila miliardi d’investimento, per cablare entro il ’98 le case di tutti gli italiani Telecom, l’addio al piano Socrate Adesso la parola d’ordine e’ Adsl: una nuova tecnologia per comprimere i dati utilizzando i vecchi fili del telefono. E’ qui che verranno dirottate le risorse finanziarie. E dai sogni infranti della tv via cavo si passa all’era multimediale ROMA – Ricordate il piano Socrate, la famosa cablatura di tutte le case degli italiani con le fibre ottiche annunciata da Telecom Italia? Non c’e’ piu’, e’ defunto. In silenzio, con una discrezione opposta ai suoni di grancassa con cui fu annunciato a meta’ ’95 da Ernesto Pascale. Disse, l’amministratore delegato della Stet, che avrebbe investito 13 mila miliardi entro il ’98 per portare la fibra ottica in dieci milioni di abitazioni. Dopo due anni di polemiche e di accuse al monopolista telefonico di voler occupare il territorio con una nuova rete affiancata a quella telefonica, in pratica una tv via cavo, sono stati gli stessi vertici di Telecom a rendersi conto che il progetto non stava in piedi. E cosi’ lo hanno sostanzialmente abbandonato. La decisione e’ stata presa dall’amministratore delegato Tomaso Tommasi di Vignano prima della nomina del nuovo presidente, Gian Mario Rossignolo. “E’ stata l’evoluzione della tecnologia in questi ultimissimi anni a farci cambiare rotta. In ogni caso l’obiettivo di cablare dieci milioni di case in tre anni era molto ambizioso e sostanzialmente irraggiungibile”, spiega Giuseppe Gerarduzzi, il vicedirettore generale di Telecom responsabile della rete. In sostanza, forse anche con l’aiuto della privatizzazione e dell’incombente liberalizzazione, ai piani alti di Telecom Italia ha prevalso il buon senso. Perche’ spendere migliaia di miliardi per una nuova rete, sia pure molto avanzata, quando si puo’ ottenere un risultato analogo utilizzando i vecchi fili di rame, cioe’ il cosiddetto doppino? Cosi’ e’ stata scelta la strada piu’ semplice, chiamata in gergo tecnico Adsl, che e’ anche quella battuta ormai dalle maggiori compagnie telefoniche mondiali. L’Adsl e’ una tecnologia che permette di comprimere il segnale e di farlo passare anche su un cavo con poca portata: in sostanza di trasformare un cavo a banda stretta, capace solo di trasportare la conversazione telefonica e pochi dati in un cavo a larga banda, in grado di trasportare segnali “pesanti” come quelli televisivi, dell’immagine in movimento. Grazie al recente sviluppo dell’Adsl si riesce oggi a far passare sul doppino, normalmente in grado di sopportare poche migliaia di bit, fino a otto milioni di bit al secondo: quello che basta per portare nelle case, sul semplice cavo telefonico, anche un segnale televisivo di buona qualita’. E tutto questo senza sventrare strade e palazzi per posare i nuovi cavi: il doppino c’e’ gia’ in casa. Sara’ anche per questo che da qualche tempo ha cominciato a risuonare il tam – tam delle proteste dei fornitori di Telecom. “Gli investimenti del piano Socrate erano destinati per il 70 % ai lavori di scavo e muratura. Adesso il mix dell’investimento cambiera’ radicalmente, perche’ la tecnologia Adsl e’ piu’ complessa e costosa. In sostanza il volume degli investimenti non scendera”, spiega Gerarduzzi. I progetti di Telecom sono dunque completamente cambiati. Il cablaggio in fibra ottica lanciato da Pascale e’ attualmente fermo a poco piu’ di un milione di case collegate, e per tutto il ’98 continuera’ in modo inerziale collegando un altro milione di case. Poi scattera’ il segnale di stop, e cosi’ rimarranno solo due milioni le abitazioni italiane collegate alla tv via cavo dei vecchi sogni di gloria. Dalla fine del ’98 comincera’ invece la seconda fase del progetto larga banda, basata sui sistemi Adsl, che raggiungera’ quasi tre milioni di case entro il Duemila. La scelta dell’Adsl rappresenta un grande passo in avanti rispetto ai progetti originali non solo per il suo alto contenuto di buonsenso, ma anche perche’ sara’ il modo di realizzare una vera e propria rete a larga banda commutata. “Commutata” e’ la parola decisiva. La rete in fibra ottica voluta da Pascale non era come quella telefonica, che consente a chiunque di mettersi in collegamento con chiunque (questo e’ il significato di “commutata”), ma era piuttosto come un acquedotto, con il segnale televisivo distribuito dall’alto e diffuso verso le abitazioni con uno schema ad albero. Era un’altra rete, senza alcun collegamento con quella telefonica: una tv via cavo. L’Adsl invece consente di fare la larga banda sulla rete commutata, quindi permettera’ usi molto piu’ ricchi e non limitati alla tv: per esempio i collegamenti veloci a Internet e lo stesso videotelefono evoluto.

Meletti Giorgio

Pagina 19
(18 gennaio 1998) – Corriere della Sera

Altre notizie trovate in rete:

Nel novembre 2001, a seguito delle decisioni dell’Antitrust, e.Biscom sigla un accordo per la concessione in uso dei cavidotti di “Socrate”, che consente di utilizzare la rete avviata da Telecom Italia per sviluppare la Tv via cavo con importanti risparmi di tempi e costi.

Nel 1995 Telecom Italia aveva il primo backbone internet al mondo (interbusiness) con oltre 400 Isp in partnership. L’Italtel, con l’Amati, aveva i primi prototipi dei dsl. Manco Alcatel, Ericsson o Siemens ce li avevano. (Un ricordo di quei tempi l’ho scritto qui)

Pascale decise il piano Socrate invece su fibra (lenta) e cavo coassiale, per la tv via cavo. Il modem dsl di Italtel restò nei cassetti. E Socrate finì penzolante, nei suoi cavi, nelle cantine e nei sotterranei.

Ancora il Corriere della Sera. Un articolo di Vittorio Malagutti, il 31 gennaio del 1998:

LO STOP AL PROGETTO SOCRATE PESERA’ SULL’ ACQUISIZIONE. TRONCHETTI PROVERA: ORA COMINCIA IL NEGOZIATO

Telecom non cablera’ le citta’ e Pirelli rivede il valore della Sirti

—————————————————————– Lo stop al progetto Socrate pesera’ sull’acquisizione. Tronchetti Provera: ora comincia il negoziato Telecom non cablera’ le citta’ e Pirelli rivede il valore della Sirti MILANO – Il viaggio della Sirti dalla Telecom verso la Pirelli si annuncia piu’ lungo del previsto. Lo ha fatto capire ieri il presidente del gruppo milanese, Marco Tronchetti Provera, sottolineando che nel negoziato con la societa’ telefonica non si potra’ non tener conto dello stop al progetto Socrate. Quest’ultimo mirava a cablare citta’ italiane grandi e piccole e avrebbe garantito ricche commesse alla Sirti, che per mestiere installa cavi telefonici. Il fatto e’ che Telecom proprio di recente ha cambiato rotta. Niente piu’ cavi in fibra ottica, perche’ con la nuova tecnologia Adsl puo’ bastare la vecchia rete. Risultato: per la Sirti verrebbero a mancare commesse per centinaia di miliardi. E la stessa Pirelli, che produce fibra per i cavi destinati alle nuove reti, non uscirebbe indenne dalla svolta strategica di Telecom. A Roma invece la Federlazio ha annunciato ieri che 180 piccole aziende laziali subappaltatrici di Telecom dovranno licenziare circa 2.000 dipendenti per effetto del blocco del piano Socrate. Logico allora che Tronchetti chieda di vederci chiaro. E cosi’ il negoziato, che in base ai piani di partenza avrebbe gia’ dovuto essere in uno stadio molto avanzato, adesso sembra con ogni probabilita’ destinato a durare a lungo. “E’ previsto che si concluda entro la prima meta’ dell’anno”, ha dichiarato ieri il numero uno della Pirelli, aggiungendo che dovranno esaminare quali saranno le alternative a Socrate studiate da Telecom. Secondo quanto annunciato a fine novembre, subito dopo la firma di un memorandum d’intenti tra le due parti, il gruppo milanese acquisira’ da Telecom il 39 % di Sirti a un prezzo di 10.284 lire per azione. In un secondo tempo e’ previsto che Pirelli (gia’ proprietaria di una quota del 3 % ) lanci un offerta publica d’acquisto sul 48 % del capitale flottante in Borsa. Al gruppo telefonico recentemente privatizzato resterebbe invece una quota del 10 % . Per Pirelli l’esborso complessivo per l’operazione sarebbe di circa 1.400 miliardi, perche’ prima dell’Opa Sirti dovrebbe varare una distribuzione straordinaria di dividendi per 704 miliardi (3.200 lire per azione). A questo punto si tratta di capire se lo stop imposto da Telecom al piano Socrate e il conseguente ridimensionamento delle prospettive d’affari per Sirti avranno qualche effetto sul valore attribuito al titolo dell’azienda impiantistica. E proprio su questo argomento si sviluppera’ il negoziato nelle prossime settimane, tenendo conto, ha detto ieri il presidente di Pirelli, di “cio’ che la societa’ era e di cio’ che e’ adesso”. Intanto, durante l’assemblea della Camfin (che fa capo alla famiglia Tronchetti Provera), il numero uno del gruppo milanese ha confermato che entro la fine dell’anno verra’ completata la semplificazione della struttura di controllo della Pirelli. In pratica, la Camfin quotata a Piazza Affari e’ destinata a fondersi con la controllata Fin.p., cioe’ la finanziaria che ha in portafoglio il 12,45 % del gruppo Pirelli.

Malagutti Vittorio

Pagina 21
(31 gennaio 1998) – Corriere della Sera

Questo è quanto ha scritto Claudia Morgoglione il 9 febbraio 1998 sulla Repubblica:

E’ stato sospeso il “Progetto Socrate”
che doveva “cablare” tutta l’Italia

Fibre ottiche addio
Telecom fa dietrofront

di CLAUDIA MORGOGLIONE

PALERMO – Era partito tra squilli di tromba, veniva annunciato come l’unica occasione per introdurre finalmente le tecnologie nelle vite e nelle case degli italiani. Da un paio di settimane, invece, il Progetto Socrate di Telecom, per la cablatura delle principali città, è stato ufficialmente sospeso: in altre parole, niente più cantieri in strada, e lavori negli appartamenti, per l’introduzione delle fibre ottiche a fianco dei più arcaici condotti in rame. Uno stop improvviso che ha provocato, specie al Sud, allarme per le ricadute occupazionali, per le migliaia di operai che rischiano il posto. Tanto da spingere il sottosegretario alle Comunicazioni, Vincenzo Vita – nel corso di una sua visita a Palermo – a lanciare un allarme sulle conseguenze drammatiche della decisione. E anche a polemizzare, seppure in toni soft, con il colosso della telefonia: “E’ stato un programma presentato con grande enfasi”, ha ricordato Vita, “e con molta propaganda, come se si trattasse di una monocultura tecnologica, l’unica possibile. Adesso è bene che l’enfasi sia terminata, purché questo non significhi blocco totale”.

In altre parole, Vita vuole vederci chiaro, nel repentino cambiamento di rotta di Telecom. “Mi sono già messo in contatto con i vertici nazionali dell’azienda, chiedendo i chiarimenti sul perché della sospensione di Socrate. Loro mi hanno assicurato una risposta rapida e non formale”. Nell’attesa, il “vice” di Maccanico, che è anche parlamentare del Pds,
chiarisce che il suo non è affato “un tentativo di interferire con le politiche della società che è completamente autonoma – anche se lo Stato, ricordiamolo, ha conservato un nocciolo duro. E’ solo che, specie dal Meridione, mi sono giunti segnali negativi sul piano lavorativo, sia per chi aveva gli appalti dei lavori sia per l’indotto”.

Un discorso puntato sia sul tema più generale del rilancio industriale del Sud sia su valutazioni più strettamente tecnologiche, come quando Vita ha ricordato l’eccessivo propagandismo che aveva circondato il varo di Socrate, a metà ’95. C’è poi un terzo versante del ragionamento, quello
politico. Legato alla liberalizzazione dell’intero settore delle telecomunicazioni, in vigore dal gennaio di quest’anno. “La liberalizzazione – ha dichiarato Vita – è senza dubbio fondamentale, va realizzata con grande decisione. Ma questo significa davvero l’abbandono del vecchio monopolio, del vecchio sistema di potere”. In questo passaggio, non c’è alcun riferimento esplicito a Telecom. E tuttavia il messaggio,
l'”avvertimento”, ai presenti è risultato chiaro lo stesso.

(9 febbraio 1998)

A proposito di Fido-Dect, ecco un articolo del 13 novembre 2001 sul sito Cellulari.it:

TIM ricicla Fido per l’Umts

martedì 13 novembre 2001

Risorge ‘Fido’, il telefonino da città protagonista del più clamoroso fiasco incassato da Telecom Italia negli anni di passaggio dal monopolio alla liberalizzazione. L ‘idea è quella di riutilizzare la rete di interconnessioni, ripetitori e antennine Risorge “Fido”, il telefonino da città protagonista del più clamoroso fiasco incassato da Telecom Italia negli anni di passaggio dal monopolio alla liberalizzazione. Come scritto dal Sole-240re, l’idea è quella di riutilizzare la rete di interconnessioni, ripetitori e antennine del Fido, che coprono una trentina di città, per costruire il primo “strato” della nuova rete dei telefonini multimediali Umts di Tim. Al progetto si lavora da tempo. Tanto è vero che le strutture del Fido, disattivate da Telecom nel giugno scorso dopo un acceso dibattito interno (si veda II Sole 24 Ore del 4 aprile 2000), sono rimaste al loro posto. Pronte per essere riciclate.

Dalle parole ai fatti? Potrebbe essere questione di settimane, forse di giorni. Le difficoltà nella costruzione dei “siti” per il nuovo sistema cellulare potranno essere superate, almeno in parte, proprio con l’utilizzo delle connessioni e delle piccole antenne del Fido, installate nel ’97 su strutture già esistenti (muri dei palazzi, tetti delle cabine telefoniche, perfino nelle pareti interne dei grandi centri commerciali) anticipando addirittura la futura evoluzione della rete Umts, composta da stazioni radio analoghe a quelle dell’attuale sistema Gsm, ma anche da “microcelle” e “picocelle” simili a quelle governate dai trasmettitori del Fido.

Quale migliore occasione -mormorano in Telecom- per recuperare, tra l’altro, almeno una quota di quei 1.500 miliardi di lire investiti e poi buttati al vento con il super-cordless cittadino caparbiamente voluto dall’allora amministratore delegato di Telecom Italia Francesco Chirichigno nonostante i segnali negativi dei tecnici e dagli analisti finanziari: con la tecnologia Dect-Fido la comunicazione era impossibile in movimento, all’intemo dei palazzi il segnale era inaffidabile, mentre l’idea di far pagare anche per ricevere era fallimentare, visto che un cellulare dava molto di più con costi globali non superiori.

Via dunque all’operazione “riciclaggio” in Umts. Ma un problema c’è. E non è di poco conto. A scrutare con attenzione i piani di Telecom sono ancora una volta i guardiani dell’ Authority di settore e quelli dell’Antitrust, che già nel ’97 avevano chiesto a Telecom una rigorosa separazione contabile delle attività relative al telefonino da città. E’ lecito -ci si domanda- che delle infrastrutture Fido goda la sola società cellulare del gruppo Telecom, la Tim? Forse no. La rete del vecchio supercordless deve essere messa a disposizione, in qualche modo, anche degli altri gestori. Questo, anticipano gli esperti Antitrust, per almeno due motivi.

Il primo: come per le opere di cablaggio in fibra ottica del “piano Socrate” anche le infrastrutture del sistema Fido, realizzate sull’onda del monopolio, devono diventare patrimonio complessivo del sistema liberalizzato. Pagando, ben inteso, i relativi oneri al “padrone” Telecom. Secondo motivo: Telecom non può certo godere di una ulteriore posizione di vantaggio nella realizzazione della rete Umts oltre a quella che deriva dalle installazioni già in mano a Tim per le reti cellulari Tacs e Gsm, parzialmente utilizzabili anche per il nuovo sistema.

Si tratta, per ora, di uno scambio di segnali. Che induce Telecom Italia alla massima segretezza sull’evoluzione del progetto. Ma che non impedisce ai guardiani della concorrenza di lanciare corposi altolà. Anche perchè un braccio di ferro è già in atto su una questione simile: il riutilizzodei canali radio dei telefonini analogici Tacs, che dovranno essere disattivati entro il 2004 per lasciare il posto agli ormai ingolfatissimi cellulari Gsm, che condividono le stesse frequenze. Tim chiede di poter “travasare” tutte le frequenze Tacs sulla sua rete Gsm. L’ Authority per le comunicazioni chiede che almeno una parte dei preziosi canali venga messa a disposizione degli altri operatori. «È un acceso confronto», confermano i protagonisti.

Infine, su Fido Dect, l’articolo di Roberta Scagliarini sul Corriere della Sera – Economia del 22 maggio 2000:

TLC Dect e’ morto, viva il Dect. L’ ultimo miglio di Fido. Il Dect e’ morto, viva il Dect.

L’ epitaffio calza a pennello per Fido, il telefonino da citta’ lanciato da Telecom nel ‘ 97 e in procinto di essere spento per sempre. Il 30 giugno 2001 l’ amministratore delegato Roberto Colaninno stacchera’ la spina in tutta Italia con tante scuse e un omaggio ai rari abbonati abbandonati. Ma la storia non finira’ li’ . La morte del Dect potrebbe infatti aprire una insospettata prospettiva di liberalizzazione sul fronte del contesissimo “ultimo miglio”. I nuovi operatori di telecomunicazioni potrebbero infilarsi nel vuoto lasciato da Fido per collegarsi direttamente agli utenti finali scavalcando in un colpo solo il doppino di rame e il monopolio Telecom in ambito urbano. Il Dect trasmette il segnale via etere con una tecnologia basata essenzialmente su ponti radio. Una volta cessato il servizio, quindi, lo spicchio, o banda di frequenza ora utilizzata, rimarra’ vuoto. Cioe’ a disposizione dei carrier in grado di utilizzarla. Non e’ un’ occasione da poco. Secondo gli esperti, la banda di circa 20 mhz attualmente occupata dal Dect ha un’ ampiezza sufficiente a supportare servizi avanzati di tlc in ambito urbano. Negli Stati Uniti le frequenze “libere”, tipo quelle del Dect, sono utilizzabili simultaneamente da molti operatori nella stessa area geografica per offrire servizi avanzati di tlc con la tecnologia Ip (Internet Protocol). Secondo gli esperti, percio’ , l’ emissione di una opportuna normativa da parte dell’ Authority per le telecomunicazioni dovrebbe rendere possibile anche in Italia l’ impiego di questo sistema di trasmissione senza oneri di acquisto dello spettro di frequenza da parte degli operatori. Insomma la morte di Fido potrebbe diventare un’ occasione unica per bypassare Telecom in citta’ senza pagare pedaggi. Va messo in conto l’ investimento in infrastrutture per supportare il wireless local loop, l’ anello di antenne che consente di collegare l’ operatore al cliente; ma si tratta di costi molto meno rilevanti di quelli necessari per realizzare una propria rete di cavi, indipendente e alternativa rispetto a quella di Telecom. Intanto il servizio condannato all’ estinzione e’ risorto nel tariffario che Colaninno ha proposto all’ Authority per il cosiddetto unbandling del local loop. Nella lista dei canoni di noleggio dell’ ultimo miglio di rete telefonica compare, infatti, anche la voce collegamento per cordless Dect. Noleggiare l’ infrastruttura per offrire ai propri clienti l’ inutile Fido costa 35.700 lire al mese piu’ una tantum di 326.000 lire. Questione di trasparenza, spiegano a Telecom. Visti i precedenti, e’ difficile pero’ che qualcuno ne faccia richiesta. Roberta Scagliarini

Roberta Scagliarini  (22 maggio 2000) – Corriere Economia

Ecco le “grandi opere” di una volta. Migliaia di miliardi di lire dello Stato sperperati da presunti manager che non hanno mai pagato per i loro errori. A noi resta la beffa. Inciampiamo in quelle centraline rotte e divelte, facciamo lo slalom sui marciapiedi per evitare gli inutili pali del Dect. Che almeno facciano sparire le prove dell’inefficienza!

Pubblicato da Pino Bruno

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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