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Una class action per il teatro Petruzzelli di Bari (sesta parte)

Continuano le adesioni dei cittadini alla class action procedimentale per il teatro Petruzzelli di Bari. Alcune associazioni culturali hanno fatto proprio l’appello degli avvocati Luigi Paccione, Alessio Carlucci e Nicola Favia. Presto conosceremo gli sviluppi dell’iniziativa, che ci anticipa in questa intervista uno dei promotori, Luigi Paccione.

Domanda: Cos’è esattamente una class action procedimentale? Può spiegarlo anche ai lettori a digiuno di competenze giuridiche?

Luigi Paccione: La “class action procedimentale” è uno strumento giuridico di esercizio della sovranità popolare nei confronti delle pubbliche istituzioni. E’  una modalità concreta di denuncia collettiva contro le pubbliche amministrazioni ogni qual volta queste adottino decisioni capaci di cagionare “torti di massa”, cioè eventi dannosi a carico di un’indifferenziata comunità di cittadini.

D. : Quali sono i vari passaggi legali, gli esiti possibili?

L.P. : Nel caso del Teatro barese distrutto dall’incendio, le pubbliche amministrazioni pretenderebbero che i contribuenti italiani paghino tutte le spese di progettazione e di ricostruzione dell’edificio (spese che si aggirano sugli oltre sessanta milioni di euro) e poi lo consegnino graziosamente alle presunte proprietarie affinchè queste ultime ne concedano l’uso esclusivo per 40 anni ad un carrozzone pubblico di nomina politica contro il pagamento in favore delle stesse eredi di un canone annuale  di  € 500.000,00. L’assurdo è diventato per tale via norma di diritto.

D. : Perchè avete proposto questa iniziativa? Non erano sufficienti quelle attuate da partiti e associazioni, oltre che dal sindaco di Bari

L.P. : E’ proprio il motivo per cui noi tre avvocati baresi ci siamo messi in campo per sbarrare la strada a questa insensatezza che sembrava rotolare placidamente sul ventre molle di una società barese tutta concentrata sul falso evento dell’inaugurazione a tutti i costi del 6 dicembre 2008. In quel periodo tra l’appello del “Corriere del Mezzogiorno” con tanto di firme pubblicate e le quotidiane risse dei politici sembrava che il mondo ruotasse sull’inaugurazione sì o no del 6 dicembre e sul concerto sì o no nel Teatro messo a lucido. Un falso problema diventiva così il nodo nevralgico della discussione collettiva che sostituiva il vero problema dei costi e del torto di massa da noi denunciato.

D. : Ci sono precedenti di class action procedimentale, in Italia?

L.P. : Non esistono precedenti di questo tipo perchè la “class action procedimentale” contro le pubbliche amministrazioni nasce su nostra iniziativa qui a Bari con la pubblicazione del documento in data 6 novembre 2008, su pagina a pagamento de “La Gazzetta del Mezzogiorno. E’ una creazione giuridica barese che speriamo possa essere applicata in ogni parte d’Europa in cui le pubbliche amministrazioni producano “torti di massa” in violazione di loro obblighi di ordine costituzionale.

D. : Perchè è stata proposta l’espropriazione di un bene che – di fatto – era già pubblico?

L.P. :  Noi riteniamo che il Teatro distrutto dall’incendio sia già da lunghi anni a tutti gli effetti pubblico e il nostro obiettivo è quello di dimostrare tale verità in ogni sede. Le ragioni giuridiche del nostro convincimento sulla proprietà già pubblica del Teatro sono raccolte nell’esposto denuncia depositato presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Bari e nell’atto di diffida da noi predisposto nei confronti del Ministero dei Beni Culturali, del Comune di Bari e della Fondazione lirico -sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari. A breve renderemo pubblico il contenuto di quest’ultimo atto.

D. : Molti hanno l’impressione che l’iniziativa di class action sia stata snobbata dalle istituzioni, oltre che dai partiti e dagli organi di informazione. Qual è il suo parere?

L.P. :  Le ragioni della nostra iniziativa sono radicate nel principio di cittadinanza sociale e nell’obbligo di impegno civico dell’intellettuale. Il detentore di un sapere, e in questo caso il nostro è sapere giuridico, deve farsi carico di rappresentare i “senza voce” e gli “invisibili” quando a tanto non provvedono le Istituzioni munite a tal fine di delega del popolo sovrano. Il contegno dei partiti politici sul caso Petruzzelli è sotto gli occhi di tutti e non merita un minimo indugio critico, visto che si commenta da sè. Certamente la nostra iniziativa intimorisce il ceto politico che non tollera intromissioni della  cittadinanza sociale nella “gestione” dell’interesse generale di cui rivendica senza diritto il monopolio.Il caso Petruzzelli è emblematico! Un groviglio di interessi particolari, clientelari, elettorali sembra oscura l’intelligenza e la volontà del ceto politico. La nostra iniziativa potrà servire a dare una ventata di aria nuova.

D. :  Perchè lei e gli altri promotori avete deciso di presentare un esposto alla Procura della Repubblica?

L.P. :  Abbiamo presentato l’esposto in Procura perchè riteniamo che l'”Affaire Petruzzelli” sia meritevole di attenzione in quella sede. Del resto uno dei legali delle eredi ci ha accusato a mezzo stampa di abusare della credulità popolare perchè sosteniamo che la proprietà del Teatro sia già pubblica da anni. Poichè l’abuso di credulità popolare integra una fattispecie di reato, ci siamo in qualche modo “autodenunciati” depositando di nostra iniziativa in Procura le ragioni giuridiche che ci spingono a ritenere pubblico il Teatro di Bari distrutto dall’incendio del 1991.Siamo abituati ad assumerci le responsabilità delle nostre azioni e delle nostre dichiarazioni. Chi meglio dell’Autorità giudiziaria penale potrà dire se abusiamo della credulità popolare?

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per aderire alla class action procedimentale, si deve inviare una mail a questi indirizzi:

[email protected]

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Soggetto: adesione a class action procedimentale a firma Paccione, Carlucci e Favia

Testo: Quale contribuente della Repubblica Italiana aderisco alla class action procedimentale a firma di Luigi Paccione, Alessio Carlucci e Nicola Favia.

Nome… Cognome… Nato a…. il…..

residente in ….. città…..

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Pubblicato da Pino Bruno

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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