Vuoi comprare una SIM in Francia? Te la scordi
22 Ottobre 2012 Pubblicato da Pino Bruno
- 22 Ottobre 2012
- ATTUALITA'
- consumatori, Francia, telecomunicazioni, telefonia cellulare, unione europea
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Que c’est triste, talvolta, l’Europa. Un po’ come la Venezia cantata da Aznavour. T’illude quando varchi le frontiere di Schengen[1] senza mostrare il passaporto, e poi meschinamente t’impedisce di comprare una SIM a Parigi. Già, perché i gestori di telefonia mobile francesi fanno i furbi e non rispettano le norme UE sulla Single Euro Payments Area (SEPA)[2]. In fondo, non è per questo che hanno inventato l’IBAN?[3] Cioè quel codice che dovrebbe permetterti di fare transazioni a Londra come a Roma, a Bucarest come a Madrid? No, in Francia la SIM non te la danno se non hai un IBAN francese o una carta di credito francese. Poco importa che tu debba restare lì un paio di settimane e ne abbia proprio bisogno per andare in rete con lo smartphone e non dissanguarti con il roaming.
Non ci credevo, e non ci credeva neppure l’amico e collega Piero Pisarra, che vive da decenni a Parigi. Abbiamo provato insieme, con tutti i gestori telefonici. Abbiamo compilato correttamente i moduli online per acquistare la SIM (passaporto, dati anagrafici, residenza temporanea, eccetera) ma, al momento di inserire le coordinate bancarie e il numero della carta di credito appariva sempre un messaggio di errore. Abbiamo anche chiamato i call center, che hanno prima tergiversato e poi ammesso: no IBAN francese? No carta di credito emessa in Francia? No grazie. Stessa cosa, ovviamente, nei negozi fisici dei gestori.
Eppure, se si va a cercare sui siti ufficiali dell’Unione Europea, non c’è alcuna norma che impedisce a un cittadino europeo di acquistare una SIM in un altro paese dell’Unione. E allora? Mero sciovinismo francese? Disposizioni occulte? Accordi taciti tra le telecom europee per non rompersi le scatole a vicenda?
Ho chiesto lumi all’Autorità francese per le telecomunicazioni (ARCEP) e agli uffici dell’Unione Europea preposti a vigilare sulla corretta applicazione del diritto dei cittadini e dei consumatori in ambito comunitario.
Resto in attesa della risposta e intanto vi chiedo se avete avuto esperienze analoghe.
PS. Come temevo, è cominciato il palleggiamento di responsabilità. L’ARCEP mi scrive che il problema non è di sua competenza, e che devo contattare la Direction départementale de la protection des populations (DDPP). Lo farò senz’altro…mica mi arrendo.
Direction départementale de la protection des populations
Service Industrie, Commerce et Prestations de Service
37 AVENUE THIERS – BP 1119
06002 NICE CEDEX 1
N° Départ : 2012-5521
P. J. : Fiche Information DDPP
Monsieur,
Votre courriel en date du 22 octobre 2012 concernant un refus de vente de carte SIM à des ressortissants étrangers par différents opérateurs de téléphonie mobile a retenu toute mon attention.
Je transmets votre demande au Centre de Surveillance du Commerce Electronique, 4, place Edmond Puyo, 29600 ST MARTIN DES CHAMPS [email protected].
Celui-ci vous tiendra informé des suites réservées à cette affaire.
Je vous prie d’agréer, Monsieur, l’expression de mes salutations distinguées.
Pour la Directrice départementale et par délégation
La Chef du Service
[1] http://it.wikipedia.org/wiki/Accordi_di_Schengen
[2] “l’area in cui i cittadini europei, le imprese e le pubbliche amministrazioni sono in grado di fare operazioni di pagamento in euro verso ciascun altro conto, potendo contare su sistemi armonizzati per quanto riguarda le caratteristiche degli strumenti, gli standard, le infrastrutture e i costi” (Da Wikipedia).
[3] A partire dal 1º gennaio 2008, il codice IBAN (International Bank Account Number), ossia la codifica internazionale che identifica ciascun conto bancario utilizzato per i pagamenti transfrontalieri, viene utilizzato anche per i pagamenti eseguiti in Italia, al posto delle tradizionali coordinate bancarie (codici ABI e CAB e numero di conto corrente). Il cambiamento è legato all’istituzione dell’Area unica dei pagamenti in euro (SEPA): un’area geografica che comprende i Paesi della zona euro, più i restanti Paesi dell’Unione europea, più i Paesi dell’EFTA (Associazione europea di libero scambio), più il Principato di Monaco, dove è possibile utilizzare la moneta unica europea per i pagamenti elettronici (da Wikipedia).