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Il clima sta cambiando?

Fa male vedere gli orsi polari annaspare senza speranza in cerca di un approdo inesistente, a causa dello scioglimento dei ghiacci. E i ghiacci si sciolgono per effetto dei cambiamenti climatici. I media internazionali ci hanno fatto appassionare alla sorte degli orsi ma poi sono passati ad altro. Che gli orsi si arrangino, il circo mediatico si è scocciato. Ho letto, proprio la notte scorsa, un libro su questo tema: “Il clima sta cambiando“, edito da C&C Communications-Roma. L’autore è Bartolomeo Buscema, ingegnere e giornalista scientifico. Si occupa, tra l’altro, di progettazione e  consulenza energetica  nel settore delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica e, dunque, sa di cosa si tratta.

Un libro fatto di domande e risposte, colloquiale, diretto, leggibile. Così dovrebbero scrivere i divulgatori della scienza. L’autore sfata molti luoghi comuni della semplificazione giornalistica e di certo ambientalismo integralista che (purtroppo) ha portato alla scomparsa politica del movimento verde in Italia.

Preferisco parlare di cambiamenti climatici piuttosto che di riscaldamento globale“, scrive Buscema. L’autore ricorda che “secondo una recente stima della NASA, la temperatura media del nostro globo è di circa 15,4 gradi centigradi. Una crescita vertiginosa se si pensa che 10.000 anni or sono la temperatura media della Terra era di circa 10 gradi centigradi. E le previsioni future non sono certo confortanti. I modelli climatici elaborati dall’IPCC 3 indicano un probabile aumento della temperatura dell’atmosfera per la fine del XXI secolo compreso tra 1,4 e 5,8 °C nell’ipotesi di un’immissione di anidride carbonica con i tassi attuali“.

Quanto alle previsioni per il futuro, Buscema dice di non confonderle con le predizioni: “Le previsioni per loro stessa natura ammettono una certa incertezza che aumenta quanto più ci si sposta temporalmente in avanti. Ecco perché certe previsioni al 2.050 mi lasciano estremamente perplesso“. Anche se: “per la fine del prossimo secolo dovrebbe raddoppiare la percentuale di anidride carbonica presente in atmosfera“. E dunque: “Si parla di un innalzamento del livello medio del mare compreso tra 30 e 120 cm, con qualche spiacevole e immaginabile conseguenza, di una diminuzione della produzione di grano nelle regioni tropicali a cui è legato il problema della fame in Africa, di una diffusione di molte malattie, tra cui la malaria, che faranno ritorno in Europa e in America del nord. E ancora. Gli incendi potrebbero aumentare a dismisura, come pure le alluvioni con i conseguenti smottamenti. Il tutto con perdite economiche da capogiro“.

L’ingegnere/giornalista scientifico sistematizza il quadro generale del problema e poi affronta i singoli aspetti: modelli matematici, l’approccio e il ruolo degli scienziati (negazionisti, catastrofisti e ottimisti incauti), le organizzazioni internazionali, il protocollo di Kyoto, l’atteggiamento dei media internazionali, gli scenari economici.

 

L’ho letto con piacere. E’ adatto anche ai ragazzi, perché è scritto con semplicità (e, si sa, scrivere difficile è molto più facile che scrivere semplice!). Da adottare nelle scuole.

 

Pubblicato da Pino Bruno

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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