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Vent’anni di Blob e la tivù non è più la stessa

Ha vent’anni ma non li dimostra. Blob è l’eṡegèṡi della televisione, chiave di lettura del linguaggio del tubo catodico – prima-  e della flat tv – dopo. La tivù smontata, rimontata, spezzettata, sbugiardata. C’è un prima e un dopo Blob.  Ecco come si racconta Enrico Ghezzi, dopo aver spento le venti candeline.

“Blob è il giochino di una sera, che esibisce la ripetizione e il mancare flagrante dell’originale già nella  più primigenia e ultracentenaria delle immagini; o è missione impossibile e suicida, migliaia di ore di un rimontaggio ininterrotto e inesausto, eppure stanco fin dall’inizio, malato dello sfinimento dell’epidemia televisiva. In mezzo, un continuo surplace, un ritorno e un riconoscimento continuo, il trasalimento angoscioso del riconoscersi ripetizione”.

“Possiamo anche far finta di saperla lunga, sul funzionamento e il senso della tv”, prosegue Ghezzi. “Ma questa è ideologia del blobbismo, inteso come trucco di linguaggio e di montaggio, critica facile o espiazione vendicativa. Blob non la sa lunga, la fa lunga e lunghissima, a partire dal più irrilevante degli istanti in cui appaiono condensarsi tutta la storia e il desiderio del mondo. Blob è la capsula iniettata nel sangue del corpo televisivo diffuso, immessa in tale corpo per un viaggio allucinante che forse cerca un virus mimandone e seguendone gli stessi movimenti, essendone il tracciato e infine direttamente essendolo”.

Ghezzi conclude così: “Diverte fingere di sognare quello che sembrerebbe una proposta troppo poco indecente o un sogno smisurato, meglio se già sognato e praticato in quest’anno che muterà tutta la tv in Italia senza mutarla, cambiandone ‘solo’ la sostanza. Nell’orizzonte dello schermo digitale, portare alla massima visibilità l’invisibilità di blob e la sua ‘indifferenza’ (o viceversa). Una rete digitale tutta intera mutata in blob per cento o mille ore o mille giorni, un intero canale incessantemente dissodato arato seminato alluvionato bruciato; blobbato”.

Pubblicato da Pino Bruno

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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