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Apple vuole controllare gli utenti e ripristinare a distanza i dispositivi sbloccati

Perseverare è diabolico, ma Apple insiste e gioca al Grande Fratello orwelliano. Lo U.S. Copyright Office, cioè l’agenzia federale statunitense che sovrintende al diritto d’autore, e la Library of Congress, la più grande biblioteca pubblica del mondo dicono che la pratica del jailbreak non è illegale? Chi se ne frega, sembra rispondere Steve Jobs. La Mela ha chiesto un nuovo brevetto per la tecnologia che le consentirà di individuare gli utenti che utilizzano dispositivi sbloccati e di riportarli automaticamente alle impostazioni originali.

La richiesta di brevetto è stata depositata nel febbraio 2009, scrive CNET News. Riguarda genericamente “Sistemi e metodi di identificazione degli utenti non autorizzati di un dispositivo elettronico”, ma vuole andare a parare proprio lì, al jailbreak.

Insomma, sembra di capire, Apple vuole avere diritti di proprietà sui propri dispositivi anche dopo l’acquisto. Se l’utente fa una modifica (consapevole di rinunciare alla garanzia), l’azienda gliela annulla, a distanza. Significa che Apple potrebbe andare a frugare in ognuno dei milioni e milioni di iPhone,iPod e Ipad venduti in tutto il mondo, leggere documenti personali, contatti, eccetera, con la scusa di controllare se l’aggeggio è stato sbloccato (pratica, è il caso di sottolineare ancora una volta, che negli Stati Uniti non è ritenuta illegale!).

Bizzarro, per non dire agghiacciante.

Applichiamo la logica poliziesca di Apple ad altri prodotti. Compriamo un’automobile e decidiamo di personalizzarla. Cambiamo le gomme oppure installiamo gli accessori che ci piacciono, senza rivolgerci alla casa produttrice. Poi parcheggiamo la macchina e, quando torniamo a prenderla, scopriamo che nottetempo gli emissari del marchio automobilistico hanno ripristinato tutto alle condizioni di fabbrica.

Inaccettabile, o no?

Logica da Grande Fratello orwelliano

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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