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Quel che Camilleri e Montalbano pensano dei giornalisti

Siamo messi male, colleghi, se pure un opinion leader come Andrea Camilleri getta il bambino con l’acqua sporca. Ci va giù duro con i giornalisti il papà del commissario Salvo Montalbano, nel nuovo capitolo della saga dedicata all’anomalo poliziotto di Vigàta: “Una voce di notte” (Sellerio).

 

Qui Montalbano si riferisce al giornalista leccaculi (molteplici) di Televigàta, Pippo Ragonese:

finuta la tilefonata, si annò ad assittari nella verandina fumannosi ‘na sicaretta. Pirchì uno come Ragonese, si spiò, e come lui tanti autri, cchiù importanti, che scrivivano supa ai giornali nazionali e comparivano nelle televisioni cchiù seguite, facivano il loro misteri in questo modo? Un giornalista serio gli avrebbi tilefonato per conosciri la sò virsioni dei fatti e, ascultate le dù campane, avrebbi ditto la sò pinioni.

‘Nveci i giornalisti come Ragonese stavano a sintiri ‘na sula campana, quella dei loro patroni. E spisso non si poteva diri che lo facivano per dinaro.

E allora pirchì? Non c’era che ‘na risposta: pirchì avivano l’anima del servo. Erano gli entusiasti volontari del servilismo, cadivano ‘n ginocchio davanti al Potiri, quali che era. Non ci potivano fari nenti: erano nasciuti accussì” (pagine 54-55).

Avete riconosciuto qualcuno? E non è finita, perchè Camilleri/Montalbano rincara la dose alle pagine 180-181. Qui il commissario parla con l’unico giornalista locale con la schiena dritta, Nicolò Zito di “Retelibera”:

Zito: e allura, secunno tia, la stampa e la tilevisioni non servino a nenti? Non servino a formari l’opinioni pubblica?

Montalbano: Nicolò, la stampa in quanto giornali non servi a nenti. L’Italia è un paìsi con dù milioni di analfabeti totali e il trenta per cento della popolazioni che sapi appena fari la propia firma. I tri quarti di quelli che accattano i giornali, si leggino sulo i titoli che spisso, e questa è ‘na bella usanza tutta taliàna, dicino ‘na cosa opposta a quello che dici l’articolo. I pochi che restano, ‘n’opinioni già se la sono fatta e s’accattano il giornali che esprimi le loro opinioni.

Zito: per quanto arriguarda la stampa potrei essiri in parti d’accordo, però ammetterai che la tilevisioni se la taliano macari l’analfabeti!

Montalbano: e infatti i risultati si vidino. Le tri maggiori tilevisioni private sunno di propietà pirsonale del capo del partito di maggioranza e dù riti della tilevisioni di Stato hanno a capo òmini scigliuti dal capo del partito della maggioranza. Eccoti come si forma la tò bella opinioni pubblica!

Zito: ma la mia tilevisioni non è…

Montalbano: la tò tilevisioni è una delle poche eccezioni, è veramenti ‘na voci libbira. E allora io ti dimanno: quanti sunno i tò ascoltatori rispetto a quelli di “Televigàta”? Un decimo? Un vintesimo? L’italiani non amano sintiri le voci libbire, le virità disturbano il loro ciriveddro in sonnolenza perenni, preferiscino le voci che non gli anno problemi, che li rassicurano sulla loro appartinenza al gregge”(pagine 180-181).

Eccessivo Camilleri?

 

 

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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