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Michele Serra e l’analfabetismo digitale

Ho grande stima di Michele Serra e sono suo lettore affezionato, ma credo che abbia compreso poco o nulla del web. Chi vìola la legge in rete è perseguito come se la violasse altrove. Né più, né meno. Anzi, individuare un delinquente che agisce online è più facile, o comunque meno difficile, perché dissemina di tracce il suo percorso, come Pollicino. Un bravo investigatore della Polizia delle Comunicazioni è in grado di mettergli il sale sulla coda senza grossi problemi. Infatti, che si tratti di pedofili, rapinatori, truffatori o cracker/black-hat (non hacker, quelli sono un’altra razza, gentile collega), le forze dell’ordine riescono quasi sempre a perseguirli. Le cronache (basta un giro sui motori di ricerca o negli archivi dei giornali) e le statistiche del Ministero dell’Interno lo confermeranno.

L'Amaca di Michele Serra il 18 maggio 2013

L’Amaca di Michele Serra il 18 maggio 2013

 

Mi sembra disdicevole che un autorevole commentatore – un opinion leader come Serra – contribuisca a diffondere l’idea che il web sia un luogo in cui ognuno può fare quel che gli pare e che possa godere di una sorta di diritto di impunità. Le regole ci sono e sono le stesse del mondo offline, cioè norme e codici che puniscono chi si mette al di fuori della legge. Compresa la violazione della proprietà, o il furto di identità.

Quanti ai commenti malcreati che abbondano nei social network, fanno parte del gioco, della vita reale e di quella digitale. La gente cattiva, meschina, sessista, omofoba, razzista, esisteva anche prima del web e – purtroppo – continuerà a esistere. Se un commento o un post vanno oltre il diritto di critica e superano il lecito, ogni cittadino ha il diritto/dovere di segnalarlo e denunciarlo alle forze dell’ordine. Altro che impunità, altro che semi-vuoto normativo ed etico. Di leggi, in questo paese, ce ne sono fin troppe. Semmai dovremmo invocarne il rispetto, quello sì.

Temo – ma è solo una sensazione – che Michele Serra abbia un problema di alfabetizzazione digitale, perché parla della rete come l’uomo qualunque al caffè dello sport, che non conosce come funziona una cosa e la esorcizza dicendone male. Non è mai troppo tardi per imparare, lo diceva anche il maestro Alberto Manzi.

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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