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Pirati ma buoni

swedish_piratesForse è stata l’unica vera novità di queste sonnacchiose elezioni europee. Parlo dei pirati svedesi, ovviamente, che hanno conquistato un seggio a Strasburgo. Molti giornali italiani hanno relegato la notizia tra le curiosità. Light news. Claes Lönegård, giornalista del settimanale svedese Fokus tratteggia invece un profilo molto serio. La libertà della rete – lo dimostra la decisione odierna della Corte Costituzionale francese – diventa programma politico. Per il momento soltanto in Svezia. Domani chissà.

Ecco l’articolo di Lönegård:

Una delle sorprese delle elezioni europee arriva dalla Scandinavia. Col 7 per cento dei voti, il Partito pirata fa il suo ingresso in parlamento. Il suo obiettivo: legalizzare la condivisione di file su internet, presentandosi come difensore dei diritti dei cittadini.

In Svezia la questione della condivisione dei file era all’ordine del giorno fin dal 2005, e le voci che si levavano dal web per reclamare un movimento politico capace di farsi carico di questo argomento erano sempre più numerose.

Per Rick Falkvinge era evidente che la condivisione dei file su internet – un’attività che lui stesso pratica da più di venti anni – doveva essere autorizzata, e si è resto conto che la politicizzazione della questione rappresentava un’occasione storica per la Svezia. Così ha costretto i politici, che non lo capivano, ad ascoltarlo. “È difficile far capire ai politici qualcosa se non li tocca personalmente. Bisogna mirare direttamente alla base del loro potere e minacciare così la loro posizione”.

La sera del 1° gennaio 2005, Falkvinge organizza in tutta fretta il sito internet del suo partito, lo cita una volta su una chat e il giorno dopo si reca al suo lavoro di caposervizio in un istituto di ricerca. Era nato il Partito pirata. “Il fatto che sia stato io a lanciare il Partito pirata è solo un caso; era venuto il momento. Se non fossi stato io, qualcun altro lo avrebbe fatto”. Fatica ancora a credere a quello che è successo in seguito. Fin dal primo giorno la creazione del partito ha fatto scalpore nel paese. Il secondo giorno la notizia è stata ripresa dai media europei. Il terzo Falkvinge ha scoperto una sua foto pubblicata su un giornale pachistano. Nel frattempo tre milioni di utenti di internet di tutto il mondo hanno visitato il suo sito.

Il programma del partito è cambiato molto da quando Falkvinge ha abbozzato la prima versione su un tovagliolo da McDonald’s. Da un lato il processo si è svolto in assoluta trasparenza su internet, e tutti hanno potuto parteciparvi; dall’altro il partito soffriva di una mancanza di strutture e alcuni membri hanno accusato Falkvinge di metodi autoritari. Il nuovo programma non chiede più la soppressione dei diritti d’autore, ma propone un compromesso: la riduzione a 5 anni della protezione delle opere artistiche e la libera diffusione dei file non commerciali. La cosa più importante rimane la critica alla società “di polizia”. Per Falkvinge è meglio che qualche utente di internet che non rispetta il diritto d’autore resti impunito piuttosto che calpestare la vita privata della gente.

I pirati vogliono ottenere un ruolo chiave al Parlamento europeo e trattare con i gruppi verdi e liberali. Il gruppo che soddisferà meglio le loro esigenze otterrà i loro voti su tutti gli argomenti sui cui il Partito pirata non ha preso posizione. A destra il partito è accusato di essere di sinistra, a sinistra gli si rimprovera di essere di destra. Falkvinge non fa mistero delle sue simpatie moderate, anche se afferma di aver frequentato i giovani Moderati svedesi più per divertirsi che per la politica. “Per me i Moderati non sono abbastanza capitalisti. Sono dei social-liberali un po’ zoppi”, afferma Falkvinge. “Mi considero un capitalista radicale ed è per questo che sono arrivato a interessarmi di questi argomenti”.

Ma il Partito pirata non è affatto un partito di destra, assicura il suo fondatore. In un certo senso il Partito pirata lotta per una forma di “comunismo digitale”, in base al quale tutti gli utenti di internet parteciperebbero in funzione delle loro capacità e i cui frutti sarebbero ripartiti a seconda dei loro bisogni. Il partito si fonda sull’idea che la divisione destra-sinistra è obsoleta. Per il Partito pirata la priorità è la difesa dei diritti dei cittadini. “È più importante del sistema sanitario, dell’istruzione, della protezione sociale, del nucleare, della difesa e di tutte quelle cose con cui ci hanno riempito la testa per 40 anni”, afferma Falkvinge.

Lo storico e blogger Rasmus Fleischer, cofondatore del Partito pirata, è convinto della sincerità di Falkvinge: “Vede veramente il Partito pirata come un movimento storico paragonabile al movimento operaio o al movimento ecologista od omosessuale. Non sono solo parole”.

La prima conseguenza dell'”effetto pirata” sulla Svezia è già evidente: il partito ha attirato su di sé l’attenzione di solito riservata al partito nazionalista dei Democratici svedesi [estrema destra]. A quanto pare, la legge dei media vuole che ci sia posto per un solo disturbatore alla volta. “Personalmente trovo tutto ciò molto sgradevole”, dice Falkvinge. “Rispetto a un partito che ha una concezione tanto orribile dell’uomo siamo agli antipodi. Parole come ‘diversità’ e ‘apertura’ figurano nella prima frase del nostro programma, cosa che non si può certo dire dei Democratici svedesi”.

Per Falkvinge è in gioco il futuro della Svezia, e la sua elezione è una vendetta personale contro i politici che non vogliono capire.

Claes Lönegård

Grazie a PressEurop per la traduzione dell’articolo.

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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