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A Mediaset non piace la banda larga mobile?

La banda larga mobile sembra non piacere a Mediaset. Dice il presidente Fedele Confalonieri che c’è una “incomprensibile politica di favore verso il mondo delle telecomunicazioni e a scapito del mondo di noi televisivi“. Il capo di Mediaset se la prende anche con l’Authority per le comunicazioni, accusata di “pesante ingerenza”,  e con il “parassita” YouTube/Google.

"Qui non è il passato della tv contro il futuro di internet –dice Confalonieri- e questa è una lettura in malafede”.

A Confalonieri non va giù che l’Unione Europea abbia deciso di riservare ai soli operatori di telefonia mobile la gara per l’assegnazione della banda da 800 megahertz da destinare all’Internet Mobile veloce (Long Term Evolution e WiMax).  Il tema è molto complesso, e ha creato (sta creando) non pochi imbarazzi al Governo, come ha ben raccontato Enrico Grazzini sul Corriere Economia del 21 marzo scorso:

“….Le frequenze migliori e di gran lunga più pregiate – nove frequenze sugli 800 Mhz che la Commissione Ue ha deciso di assegnare in tutta Europa ai gestori mobili per la banda ultralarga di quarta generazione – nelle regioni già passate alla tv digitale, sono già state tutte assegnate da Romani alle tivù locali in cambio delle frequenze analogiche prima utilizzate dalle emittenti: e le tv locali ovviamente non vogliono mollare le frequenze digitali appena ricevute. Finora il criterio di assegnazione alle tivù locali era semplice: una frequenza digitale per ogni frequenza analogica prima utilizzata. Ma adesso le emittenti locali risultano molte più delle frequenze disponibili. Dovrebbero allora cambiare tutti i criteri di assegnazione. E le nuove regole dovrebbero essere a prova di bomba perché altrimenti potrebbero esserci decine di ricorsi al Tar da parte delle tv locali. Per questo motivo probabilmente il governo dovrà ricorrere a una legge per creare nuovi meccanismi selettivi di assegnazione delle frequenze”.  

Dice ancora Confalonieri che nel rapporto tra internet e tv “regna la totale assenza di regole e controlli” e vi è “una pesante ingerenza degli organi di regolamentazione”.

Quanto a YouTube, il presidente di Mediaset dice di voler “difendere gli investimenti contro ogni utilizzo parassitario e ogni pirateria. Noi non vogliamo privare il mondo degli internauti dei contenuti più preziosi e apprezzati  ma vogliamo invece fare in modo che questi contenuti continuino a essere pensati, finanziati, distribuiti dentro la logica economica. L’unica che garantisce la loro generazione”.

“Qui non è il passato della tv contro il futuro di internet –ha osservato Confalonieri- e questa è una lettura in malafede”.

Un pò di malafede non guasta.

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Pubblicato da RG

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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