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Domani Wikipedia al buio contro la censura

Tutto il mondo digitale si contrappone alla legge Stop Online Piracy Act (SOPA) in discussione davanti al Congresso degli Stati Uniti. Come al solito – è già successo altrove – con il pretesto di combattere i download illegali, si vuole ingabbiare la rete in lacci e lacciuoli liberticidi. Tra i più strenui oppositori del SOPA ci sono Google, Yahoo!, Facebook, Twitter, AOL, LinkedIn, eBay, la Mozilla Foundation, la Wikimedia Foundation, e varie organizzazioni per i diritti umani come Reporter Senza Frontiere, l’Electronic Frontier Foundation, l’American Civil Liberties Union, e Human Rights Watch. Per questo domani l’edizione inglese di Wikipedia chiuderà i battenti per ventiquattr’ore.

 

 

 

Il fondatore dell’enciclopedia partecipativa no profit, Jimmy Wales, ha twittato così: “Studenti attenzione… Fate i compiti presto mercoledì! Wikipedia protesta contro una pessima legge “. E poi ha aggiunto, citando una massima di Martin Luther King, “la libertà non viene mai concessa volontariamente dall’oppressore, deve essere richiesta dagli oppressi“.

 

 

Meno stringata la pagina in cui Wikipedia chiarisce i motivi della clamorosa protesta: English Wikipedia  to go dark:

Il 18 gennaio 2012, con una decisione senza precedenti, la comunità di Wikipedia ha deciso il black-out della versione inglese di Wikipedia per 24 ore, in segno di protesta contro la proposta di legge SOPA. Se approvata, questa legge danneggerà l’Internet libera e aperta e introdurrà nuovi strumenti per la censura di siti web internazionali all’interno degli Stati Uniti.

Non possiamo ignorare che il SOPA mette in pericolo la libertà di parola sia negli Stati Uniti che all’estero, e crea uno spaventoso precedente della censura su Internet per tutto il mondo “.

Wikipedia ha più di 474 milioni di visitatori unici al mese ed è il quinto sito mondiale più frequentato.

Il SOPA ha già ottenuto l’appoggio di Hollywood e dell’industria della musica. Google, Twitter, Yahoo, Wikipedia e gli altri giganti della rete sostengono che il progetto dà al governo Usa il potere di censurare il web usando tecniche simili a quelle usate in Cina, Malaysia e Iran”.

Non è escluso che il black-out possa essere adottato anche dagli altri protagonisti del mondo digitale.

Se si fermasse anche Google, il web potrebbe diventare cieco.

 

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Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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