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Caso Puglia: quando il web 2.0 fa la differenza

E’ un interessante case study sul ruolo del web 2.0 la poco esaltante vicenda pugliese del braccio di ferro a sinistra per la scelta del candidato alla presidenza della giunta regionale. Non interessano qui le ragioni dei contendenti quanto il dibattito, spesso aspro, che ha animato e anima i social network, Facebook e YouTube innanzitutto, ma anche Twitter. E’ la prima volta che la politica sembra sfuggire dalle mani dei politicanti e dei luoghi canonici della politica. E’ la prima volta che il web 2.0 sembra strappare la scena agli organi di informazione tradizionali.

Documenti, filmati, interventi, polemiche, satira. Tutto in rete. I cittadini-elettori di sinistra hanno deciso di lavare i panni sporchi nell’agorà digitale, con un impatto concreto su scelte e decisioni dei leader. Senza enfasi e tromboneggiamenti su ipotetiche nuove frontiere di democrazia digitale, qui si vuole soltanto registrare un fenomeno, una tendenza.

Controinformazione: da un lato i comunicati ufficiali di partiti e protagonisti della vicenda, all’altro una ricostruzione alternativa degli accadimenti. Su YouTube il gruppo ElaborAZIONI.org carica un filmato che in dieci minuti racconta cosa è accaduto il 28 dicembre durante l’assemblea regionale dei delegati del PD, riunita per decidere data e modalità delle primarie per la scelta del candidato presidente. L’assemblea viene rinviata. Motivazione ufficiale: la sala è stata occupata dai supporter di uno dei candidati, che sarebbero entrati senza autorizzazione. Il filmato di ElaborAZIONI racconta una realtà diversa.  8471 visualizzazioni, fino ad oggi.

Satira: su Facebook impazzano le vignette realizzate da Begood e pubblicate da Quink, “collettivo di adbusters baresi.  Mediattivismo on-line. Informazione non convenzionale”. Ce n’è per tutti e per tutto. Colpi bassi a destra, a manca e al centro. Nessun timore reverenziale. Satira pura e cruda, che ricorda quella de Il Male degli anni settanta. 948 fan, fino ad oggi.

Aggregazioni e gruppi: numerosi, soprattutto su Facebook. Tirano la volata a questo e a quel contendente. Migliaia e migliaia di commenti, quasi tutti nel solco della correttezza. I partecipanti dicono ciò che una volta si diceva in altri luoghi, circoli, associazioni di cittadinanza attiva, sedi di partito. Prevalgono indignazione, malessere, disagio, ma anche voglia di esserci, di contare.

Potremmo dire  – parafrasando il vecchio Humphrey Bogart dell’”Ultima minaccia” – “È il web 2.0, bellezza. E tu non ci puoi fare niente. Niente”. Comunque vada a finire, è un nuovo watchdog che avanza.

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Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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