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Cosa ci nascondono i motori di ricerca?

Vi ho già parlato del saggio-inchiesta di Eli Pariser, The Filter Bubble: What the Internet Is Hiding from You, del quale attendiamo ancora l’edizione in italiano. E’ un saggio sull’altra faccia di internet, quella nascosta, che si nasconde ai fruitori. Un volto per molti versi inedito e inquietante. L’ex direttore esecutivo di MoveOn.org racconta il web invasivo dei motori di ricerca. Una ricerca bidirezionale, perché nel rispondere, i motori assorbono informazioni e poi adattano le stesse risposte al profilo dell’utente. Tema spinoso, che il Dipartimento di Informatica dell’Università di Bari affronterà nel pomeriggio del 26 Gennaio, nell’ambito del 3rd Italian Information Retrieval Workshop (IIR 2012).

 

 

Il dibattito si terrà a Bari presso l’Aula 2 del Dipartimento e comincerà con la visione di un video di nove minuti di Eli Pariser dal titolo “Beware online ‘filter bubbles’”, disponibile con sottotitoli in 33 lingue, tra cui l’italiano.

“Il video riprende i temi fondamentali del saggio. Uno degli elementi portati all’attenzione dal video (e dal libro) – scrive uno degli organizzatori, il prof. Gianni Semeraro – è la necessità che i motori di ricerca e più in generale i sistemi che ci consentono di accedere all’informazione, e che dunque costituiscono un filtro tra noi e l’informazione stessa, come le social network o i recommender system, siano trasparenti e che sia possibile per gli utenti accedere alle ‘regole’ che determinano se un’informazione ‘passa’ o no attraverso il filtro.

Questa riflessione porta al centro dell’attenzione i temi dell’Open Source Software e della cosiddetta Public Disclosure, oltre che quello dell’omofilia e della serendipità.

Gli ultimi tre anni di cronaca dimostrano che gli strumenti per la trasparenza, come quelli utilizzati da Wikileaks, possono essere potenti strumenti di libertà. Tuttavia il caso Wikileaks (oltre che quello Sony PlayStation) ha anche dimostrato che un modello centralizzato, sia organizzativo sia di responsabilità, può essere facilmente bloccato con un mix di azioni legali ed illegali.

Un approccio centralizzato, come il cloud computing, può quindi rivelarsi un fallimento per l’attuazione della trasparenza e della Public Disclosure.  Com’è possibile quindi passare a un modello migliore e non bloccabile? E’ possibile riconsiderare modelli che realizzino il decentramento”?

Questi sono alcuni dei quesiti che saranno affrontati il 26 gennaio a Bari.

Interverranno Mauro Barbieri (Philips Corporate Technologies—Research, Eindhoven), Claudio Carpineto (Fondazione Ugo Bordoni, che lavora per AGCOM e Garante), Luigi Di Pace (responsabile ricerca di Exprivia Spa), Roberto Navigli (docente Università La Sapienza di Roma), Gianni Sebastiano (Presidente del Distretto Produttivo dell’Informatica della Regione Puglia) e un rappresentante del Comitato Tecnico Scientifico di Informatici Senza Frontiere.

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Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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