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Google quanto sei scemo!

Quanto è ignorante Google! Tu gli fai una domanda semplice, ad esempio, “quali sono le dieci città europee che hanno il maggior numero di abitanti?” e lui, il motore scemo, ti risponde balbettando, scaricandoti addosso una mole enorme di documenti e pagine web che poi ci vuole una giornata intera – se basta – per arrivare alla risposta che ci preme. Ecco, Google (e tutti gli altri motori) non sa rispondere alle domande! Presto non sarà più così, assicura Amit Singhal, che è uno dei cervelli di Google per la ricerca semantica, in una recente intervista a Mashable. Ancora un po’ di tempo – dice Singhal – e non sarà più così.

 

La svolta è basata sui concetti di ontologia, semantica, intelligenza artificiale applicati all’informatica. Fino a qualche anno fa sembravano la pietra filosofale del mondo digitale, ma la ricerca va avanti a ritmi forsennati. Quasi in silenzio, Google ha già introdotto pillole di semantica sotto il cofano del suo motore, e infatti gli algoritmi di indicizzazione delle pagine web – segreti come la formula della Coca Cola – si sono molto affinati nel tempo. Il neonato però si è appena svezzato e non è ancora in grado di comprendere il vero significato delle parole e delle frasi che digitiamo quando facciamo una ricerca.

…Google now wants to transform words that appear on a page into entities that mean something and have related attributes. It’s what the human brain does naturally, but for computers, it’s known as Artificial Intelligence… .

It’s a challenging task, but the work has already begun. Google is “building a huge, in-house understanding of what an entity is and a repository of what entities are in the world and what should you know about those entities”. (Amit Singhal)

Amit Singhal dice a Mashable che Google vuole trasformare le parole che appaiono su una pagina in concetti correlati, cosa che il cervello umano sa fare bene e le macchine ancora no. Oggi, per banalizzare, le risposte ottenute sono simili all’indice delle parole (o delle persone) che si trova alla fine di un libro, che indicano il numero della pagina in cui trovarle. Per il web, il salto di qualità è l’indice dei concetti e del senso delle frasi.

Qualcosa c’è già. Provate a digitare su Google “chi ha dipinto il quadro con la donna dal sorriso enigmatico?”. La prima risposta sarà la pagina di Wikipedia che parla della Gioconda. Oppure chiedete “chi è stato il primo presidente degli Stati Uniti d’America?” In testa ai risultati ci sarà Wikipedia con l’elenco di tutti i quarantaquattro presidenti, a cominciare da George Washington.  Anche alla domanda “a quanto ammonta il debito pubblico italiano?” si ottiene una risposta corretta, se si restringe l’arco temporale a “ultimi due mesi”.  Dovremmo dunque sentirci soddisfatti. E invece no. Alla domanda “Qual è la differenza tra la i pittori romantici, i macchiaioli e gli impressionisti?” Google si perde in mille rivoli e, per venirne a capo, ci costringe ad aprire una pagina dietro l’altra.

Ecco, Google è ancora scemo, ma Amit Singhal è certo che non lo sarà molto a lungo.

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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