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wiMAN quando il Wi-Fi è roba da startupperoi

Ricordate i tempi bui del decreto Pisanu che imprigionava il Wi-Fi nei locali pubblici? Da quasi due anni non è più necessario esibire la carta d’identità al gestore per avere la chiave di accesso al router e navigare. Il Wi-Fi è libero ma ancora ingabbiato dall’iter per la registrazione: dammi la password, ti spedisco le credenziali, devi autenticarti, clicca qui e poi lì. Procedure lunghe, burocratiche, fastidiose, soprattutto quando si ha poco tempo. Così spesso si getta la spugna. E se ci si autenticasse all’istante con le stesse credenziali di Facebook, Twitter e Foursquare? Insomma, libero Wi-Fi in libero social. Gli startupper di wiMAN ci credono e si sono lanciati in un’avventura che comincia a dare buoni frutti, con il taglio del nastro di centomila connessioni in tutta Italia.

 

Come funziona wiMAN? Il target sono i gestori di attività aperte al pubblico: bar, ristoranti, alberghi, spiagge, centri commerciali, eccetera. Obiettivo: creare la rete Wi-Fi social più grande d’Italia. La startup mette a disposizione il router plug&play per creare l’hotspot.  Basta collegarlo alla rete Adsl e registrarlo sul portale. Il router genera una rete privata con chiave wpa2 (per uso interno) e una rete pubblica aperta con nome wiMAN@nomedellocale. Da quel momento tutto è pronto per far navigare i clienti, che potranno autenticarsi in pochi istanti cliccando sull’icona Facebook, Twitter o Foursquare.

Vantaggi? Il commerciante/gestore offre un servizio molto richiesto e ottiene visibilità. A ogni connessione alla rete wiMAN sarà generato un post in bacheca sul social network scelto dall’utente per l’autenticazione. Il post generato contiene logo, nome e link alla pagina del locale. Inoltre con il servizio di newsletter gestito da wiMAN, può contattare tutti i suoi clienti.

Il progetto è maturo e il business appetibile. Se ne sono accorti anche i guru di LeWeb, uno degli eventi più importanti d’ Europa in tema di web e tecnologia, dove wiMAN si è piazzato tra i sedici finalisti su più di cinquecento partecipanti.

Per la startup è arrivato il momento di cogliere i frutti. Massimo Ciuffreda e Michele Di Mauro, entrambi pugliesi, hanno fatto tutto da soli, si sono autofinanziati e non hanno chiesto aiuto a banche e istituzioni. A Mattinata, sul Gargano, il lavoro bisogna inventarselo e loro sono partiti da zero.

Massimo Ciuffreda (a sinistra) e Michele Di Mauro

 All’inizio è stata dura – raccontano – il primo anno l’abbiamo passato sui terrazzi dei nostri nuovi clienti, armati di antenne, trapano e una buona dose di coraggio. Potevamo fermarci, continuare a gestire la nostra piccola rete e portare a casa il pane, ma non ci siamo fermati.

La mission è creare la rete Wi-Fi social più grande d’Italia. Fino ad oggi la private beta ha coinvolto trecento attività in tutta Italia ma soprattutto in pochi mesi più di quindicimila persone hanno usato wiMAN: a breve il traguardo delle centomila connessioni e ci prepariamo alla seconda fase, quella commerciale.

La partecipazione a LeWeb dimostra che anche In Italia si può essere startupper e che credere nelle proprie idee, lavorare con passione e tenacia prima o poi paga. In un bellissimo articolo di qualche mesa fa, Massimo Sideri sul Corriere della Sera ci ha definiti “startupperoi”… il volto e la fatica di una generazione che non si vuole arrendere; una generazione che vuole essere artefice del proprio presente per costruirsi un futuro”.

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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