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State of the Net? In buona salute

Celia Guimaraes, giornalista di RaiNews24, è appena tornata da Trieste, dove ha seguito per la sua testata State of the Net, conferenza sullo stato della rete in Italia. Ecco il suo racconto per il mio blog.

“Il guru Marco Zamperini (@funkysurfer) ha detto di ritenere State of the Net (31 maggio – 1 giugno) uno degli appuntamenti più interessanti d’Italia per gli appassionati di tecnologia. Migliaia di tweet prodotti durante la ‘due giorni’ di Trieste (#sotn13) hanno menzionato creatività, futuro, personal data, produttività, concentrazione. E, come ha ben sintetizzato @ChiaraPeggy, neanche una volta durante la conferenza si sono pronunciate le parole #makers o #startup. 

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Che sia State of the Net la conferenza di contrapposizione tra creazionisti e evoluzionisti del web? Il tema scelto, la complessità, serve a posizionare internet come esempio di come le interazioni della nostra vita quotidiana, più che intimorirci, aiutino a capirci meglio.

Luca Conti (@pandemia), blogger ed esperto di social network, ha detto che se i dati misurano il tempo trascorso in rete, le misurazioni trasformano questi dati in informazioni e l’informazione, come sappiamo, è conoscenza.

State of the Net è stata soprattutto occasione di incontrare e ascoltare Doc Searls (@dsearls) e la sua keynote su “Personal Cloud”. Searls è tra gli inventori di Cluetrain.com nel 1999 e tra gli autori del best-seller The Cluetrain Manifesto, che ribalta le posizioni tra aziende e consumatori mettendo questi ultimi al centro della domanda.

Searls a Trieste ci ha anche raccontato del progetto VRM (Vendor Relationship Management), condotto in collaborazione con il Berkman Center for Internet and Society della Harvard University, che si contrappone al Customer Relationship Management aziendale. Consentirà ai consumatori di gestire in modo efficace le proprie relazioni con i produttori, le aziende, le istituzioni. Grazie al progetto VRM, sul quale sono stati investiti 18 milioni di euro, i clienti non avrebbero più i propri dati personali disseminati in maniera incontrollata in rete, ma concentrati in un unico tool che fornirebbe questi dati, dietro richiesta e su autorizzazione del proprietario, per specifiche funzioni.

Pensate a una sorta di ‘PayPal’ dei vostri dati personali, che possono essere di volta in volta condivisi con Amazon, oppure con l’Agenzia delle entrate, o ancora con la segreteria dell’Università che frequentate. Pensate alla comodità di, con un click, poter aggiornare tutte le vostre utenze in caso di un trasloco. Troppo avveniristico”?

Celia Guimaraes

Il reportage per RaiNew24

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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