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Le news migliori? Quelle digitali

Celia Guimaraes, giornalista di RaiNews24, è andata a Google Italia per intervistare il Chief Economist del colosso digitale, Hal Varian, venuto in Italia per ritirare il premio ‘E’ giornalismo’ assegnato al motore di ricerca. Ecco il suo racconto per il mio blog. Milano, Corso Europa 2. La fermata della metro più vicina è San Babila. Un palazzo scuro, imponente. Sulle targhe di ottone studi di avvocati, notai, commercialisti. Qualcosa non quadra. Eppure no, ecco una targa un po’ diversa, sei lettere colorate. E’ la sede di Google. Qui, al secondo e al sesto piano, lavorano circa 150 persone nella sede italiana che si occupa della galassia  Big G, da YouTube a Google Play ai rapporti con le altre sedi nel mondo.

Hal-Varian-intervistato-da-Celia-Guimaraes

Al secondo piano la reception non delude le aspettative: colori in profusione, pareti divisorie in vetro, gadget, un carretto siciliano, lampadario multicolor e divano rosso di design chiaramente italiano. Ma anche procedure di registrazione degne di un Headquarter, con un badge personalizzato necessario ad aprire ogni varco (consentito) all’interno. Perché le porte sono in vetro ma ogni accesso è rigorosamente chiuso. Sono le due di pomeriggio, rientrano in gruppetti i ‘googlers’, ragazzi che sembrano universitari, un cane al guinzaglio (ovviamente gli uffici sono ‘dog friendly’), scattano decine di volte le chiusure delle porte.

Il premio

Nella sede milanese è venuto Hal Varian, Chief Economist di Google, per ritirare il premio ‘E’ giornalismo’ assegnato al motore di ricerca. ‘La stampa si inchina a Google’, ha titolato l’Arena di Verona. In Italia “ci sono ancora estesi ponti del Titanic giornalistico che ritengono internet e i suoi servizi dei nemici”, ha invece commentato Luca Sofri su Wittgenstein (“Capire il cambiamento, o se stessi”.

Meet the algorithm guru

Hal Varian (un economista che si dichiara giornalista a metà, in qualità di columnist del New York Times per sette anni) ha centrato il suo intervento sugli aspetti economici dei quotidiani in questo periodo di transizione. Partendo dal fatto che le vendite dei giornali cartacei sono in costante calo da 50 anni ad oggi, Varian ha sostenuto che Internet offre un livello superiore per leggere e diffondere le notizie, diminuisce i costi per chi le produce, le rende più accessibili e più fresche per i lettori. “I quotidiani non hanno mai ricavato soldi dalle notizie”, ha detto, “e ora il problema economico più serio è che la gara per ottenere attenzione aumenta”.

Varian ha menzionato una ricerca di Pew Research secondo la quale il 64 per cento degli utenti di tablet cerca e legge le news sul device. E pensa che Jeff Bezos faccia sul serio con l’acquisto del Washington Post.

Il Chief Economist di Google pensa che tra meno di un anno gli abbonati al Post riceveranno un Kindle. E, alla domanda se Google dovrebbe puntare su un reader per le notizie, ha risposto che sì, certamente è un settore da tenere in considerazione.

Evangelist contro

Giornalista e blogger di Buzzmachine.com, Jeff Jarvis ha scritto un articolo (“Attention v. relationship economy”) in cui si dichiara “totalmente in disaccordo” con Varian in particolare sulle soluzioni che si basano su una prospettiva che ha a che fare con gli ‘old media’, mentre è stato proprio Google a creare un nuovo ‘media market’.

Infine

Il dibattito tra accademici del giornalismo potrebbe durare ancora a lungo, molto più a lungo, sembra, delle forme di comunicazione e di trasmissione delle notizie così come le conosciamo oggi.


L’intervista di Celia Guimaraes a Hal Varian per Rainews24 è su questo link. 

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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