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Come (non) funziona un aeroporto

Lunedì 16 novembre. Il volo Transavia PH 2661 da Copenhagen atterra a Fiumicino con qualche minuto di anticipo sull’orario previsto. Il pilota, scandinavo, lo annuncia con soddisfazione ai passeggeri. Passa qualche minuto. Nuovo annuncio, meno soddisfatto. Il comandante dice che si è in attesa di un finger libero. Comincia così un lungo tour in aereo per tutto lo scalo. Si sbarca soltanto quaranta minuti dopo. Finally! Conclude il comandante, con la voce esasperata.

Il finger, comunque, è finto. Usciti dal braccio si deve scendere e prendere il torpedone.  Altri dieci minuti. Appena sbarcati, si cerca un carrello per le valigie. Ci vuole un euro, se si hanno monete diverse ci si deve arrangiare. L’aeroporto è internazionale ma i carrelli sono inibiti a inglesi, svedesi, danesi, eccetera.

L'opuscolo distribuito ai passeggeri dell'aeroporto Leonardo da Vinci di Roma Fiumicino

L'opuscolo distribuito ai passeggeri dell'aeroporto Leonardo da Vinci di Roma Fiumicino

Accanto al distributore dei carrelli c’è un dispenser con un opuscolo in omaggio per i passeggeri.  “Come funziona un aeroporto” è il titolo intrigante. E’ solo in italiano, of course.  Quattordici paginette ricche di foto e informazioni sulla vita complessa di uno scalo aeroportuale. Titolo più consono: “Come dovrebbe funzionare un aeroporto”.

Bentornati a casa.

Pubblicato da RG

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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