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L’universo parallelo esiste. E’ ad Argleton, città fantasma di Google Maps

I lettori appassionati (come me) di Tex Willer sanno bene cos’è una città fantasma. Nel vecchio e lontano West, villaggi e cittadine nascevano e morivano in poco tempo. Si aprivano quando l’economia tirava (una miniera d’oro, un crocevia strategico), chiudevano quando si esauriva il filone, arrivavano pellerossa “cattivi” o bande di delinquenti. Più di recente, le città fantasma sono quei grappoli di case coloniche costruite al sud nel dopoguerra, all’epoca della riforma fondiaria. Ai contadini stavano scomode e così si sono presto svuotate. Al tempo di internet e del mondo digitale, le città fantasma sono quelle inventate da Google Maps. Come Argleton, Lancashire, Gran Bretagna.

 

Argleton, la città che esiste solo su Google Maps

Argleton, la città che esiste solo su Google Maps

 

Digitando Argleton in Google Maps si vedono case, strade, stazione ferroviaria, scuole, parchi. Tutto finto. Argleton non esiste. Il bello è che a Google cadono dalle nuvole. Non sanno spiegarsi come sia potuto accadere, né chi sia il responsabile di quella che appare una beffa clamorosa. Certo è che, ancora questa mattina, Argleton c’è. Non è stata cancellata dalla mappa.  Eppure al suo posto dovrebbe apparire un prato. 

 

Tex Willer I banditi della città fantasma

 

Alcuni docenti della vicina universita’ di Edge Hill hanno organizzato addirittura una “missione” per scoprire cosa si nascondesse tra le misteriose colline del Lancashire. “Ho cominciato a pensare che in quel posto potesse esserci un universo parallelo, ero incuriosito dall’idea di un luogo reso reale da Internet”, ha detto il professor Roy Bayfield al quotidiano Telegraph

 

riforma fondiaria

 

L’universo parallelo dunque esiste, almeno in Google Maps. Come saranno gli abitanti di Argleton? Non avranno per caso le antennine verdi?

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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