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Impronte digitali: da circa dieci anni sono sulla mia Carta di Identità Elettronica

Giornalisti distratti? Che dire di più? Seguo sui quotidiani l’intenso dibattito sulle impronte digitali ma non mi sembra (sarò distratto anch’io?) di aver letto che la Carta di Identità Elettronica (CIE) già include da molti anni le impronte digitali. Io ce l’ho da circa dieci anni. E’ la mia seconda CIE. Ho scritto parecchi post, su questo argomento

Quando si va all’Ufficio Anagrafe del Comune, un gentile impiegato ti scatta una foto con una macchina digitale e poi ti fa mettere il ditino su un piccolo scanner che acquisisce le impronte digitali. La foto finisce sulla banda magnetica, mentre le impronte sono custodite nel microchip. Se mi ferma una pattuglia delle forze dell’ordine dotata di lettore di smart-card, può tranquillamente confrontare le mie impronte con il database del Ministero dell’Interno. Se non sbaglio, il database è in rete, accessibile alle forze di polizia di tutta l’area Schengen.

Fin qui i fatti. Il problema è che la Carta di Identità Elettronica viene rilasciata a macchia di leopardo. Ci sono comuni che lo fanno già da molti anni (Bari, ad esempio) e comuni che non sanno di cosa si tratta. Questo, ovviamente, è un altro discorso, che riguarda l’italico approccio all’e-Government.

Pubblicato da Pino Bruno

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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