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Nautilus e il capitano Nemo della predizione digitale

A metà strada tra il capitano Nemo di Jules Verne e il detective John Anderton/Tom Cruise del film di Spielberg Minority Report, Kalev Leetaru prova a predire il futuro. Dategli del santone o dell’arùspice e Leetaru si incazza. Non usa gli ossicini e i fondi del caffè e neppure esamina le viscere degli animali sacrificati. Lui insegna all’Institute for Computing in the Humanities, Arts and Social Science della University of Illinois, il suo strumento si chiama Nautilus, super computer SGI® Altix® UV, e il metodo scientifico adottato si chiama Culturomics (anzi, in questo caso Culturomics 2.0).

Arùspice di ieri

La ricerca di Kalev Leetaru e del suo staff si è basata su cento milioni di articoli e servizi televisivi, lanci di agenzia e documenti governativi dell’Open Source Center statunitense. Un’indagine retrospettiva, focalizzata sulle rivoluzioni della primavera araba. Il cervellone ha passato al setaccio migliaia di parole chiave, geolocalizzate, estrapolando così una mappa del malumore e del dissenso sfociati poi nelle rivolte di piazza.

Già, indagine retrospettiva, ma lo scienziato – nello studio pubblicato dalla sua Università – si dice certo dell’efficacia del metodo anche per presumere gli accadimenti futuri. Kalev Leetaru dice che il Nautilus ha preso in esame anche le aree geografiche più strettamente associate a Osama bin Laden dai mezzi di informazione prima della sua morte. Il super computer  avrebbe individuato con buona approssimazione “la sua posizione reale”(un raggio di duecento chilometri da Abbottabad).  E’ stato anche analizzato il periodo che ha preceduto i conflitti nella ex Jugoslavia, con risultati più che apprezzabili.

Arùspice di oggi

Il modello matematico adottato è in continua evoluzione e può essere facilmente adattato al lavoro in tempo reale e in ambiti geografici ristretti (singole nazioni, regioni, città).

In fondo, si schermisce Kalev Leetaru, lavoriamo come si fa con le previsioni del tempo. Non sono mai perfette, ma i modelli matematici adottati dai meteorologi riescono sempre più ad avvicinarsi alla realtà.

Sempre meglio del pollice bagnato esposto al vento e dei dolori articolari che segnalano l’arrivo di una perturbazione…

Fonti: University of Illinois, BBC.

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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