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Agenda digitale: caro Monti datti una mossa scrive l’Agcom

Grande fu la delusione sotto il cielo quando, agli esordi del governo Monti, ci si rese conto dell’assenza di un ministro o di un sottosegretario (almeno) all’Agenda Digitale italiana. Ce lo si aspettava, da un ex commissario europeo. Da anni la UE spinge sull’acceleratore, e il commissario per l’Agenda digitale, Neelie Kroes, ripete –  un giorno si e l’altro pure –  che “Internet e le nuove tecnologie sono il motore della crescita e della competitività europea e lo saranno sempre di più in futuro, perché aggiungono centinaia di miliardi al PIL, aumentano la produttività, che è la chiave della crescita, e creano milioni di posti di lavoro”.  Già, ma nel programma Monti nisba. Adesso c’è una tiratina d’orecchie dall’Agcom, che ha preso carta e penna e scritto a Governo e Parlamento, invitandoli a darsi una mossa europeista.

 

Inserire nella “Legge sulla concorrenza” l’agenda digitale per l’Italia, con “una road map” per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale comunitaria. A tal fine “è necessaria una cabina di regia gestita dal Ministro dello sviluppo economico”, è la proposta dell’Agcom.

Il documento completo, di quindici pagine, si può leggere qui.

Ecco alcuni brani:

E’ ormai un punto fermo, supportato da evidenze e stime accreditate da parte di studiosi ed organismi internazionali, che la diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (lCT), che consentono lo sviluppo di un ecosistema digitale, è alla base del recupero di produttività per migliorare la competitività internazionale di un Paese e per creare nuova occupazione qualificata.

…”C’è un mito che va riconsiderato. L’economia digitale non distrugge posti di lavoro: ne crea di diversi. ll documento introduttivo al G-8 su internet appena tenutosi a Parigi ha stimato che per due posti di lavoro resi obsoleti dal digitale, internet ne crea 5 nuovi. Non è un passaggio privo di ripercussioni sociali, ma il saldo netto è positivo. Al giorno d’oggi nessun altro settore è in grado di accelerare in misura comparabile la crescita e lo sviluppo del Paese, in un momento in cui se ne averte così fortemente la necessità.

…L’Italia è un Paese che si sta digitalizzando troppo lentamente – lungo un percorso del tutto peculiare – e dove ancora non si pensa digitale.

…gli indici di digitalizzazione si attestano su posizioni di retrovia: il divario rispetto ai Paesi più avanzati d’Europa sta crescendo, salvo che per la diffusione della banda larga mobile, i dati di alfabetizzazione informatica, di copertura di rete fissa e di sviluppo dei servizi on line… sono nettamente al di sotto della media EU.

La recente esperienza di successo dell’asta per le frequenze di quarta generazione è la cartina di tornasole del valore atteso dall’investimento nel radiospettro, mentre i progetti per la realizzazione della rete di accesso in fibra ottica languono.

…Lo scarso peso dell’lCT nella nostra economia è purtroppo una costante sistematica degli ultimi anni. Mentre le maggiori economie mondiali crescevano sulla spinta delle tecnologie digitali, in ltalia è perdurata una carenza di intervento programmatico, o, almeno, la mancanza di un efficace coordinamento delle iniziative. La classe politica italiana, fors’anche per estrazione culturale e generazionale lontana dal mondo digitale, non sembra aver preso compiutamente coscienza che l’economia mondiale è profondamente cambiata in questi ultimi anni.

…La legge sulla concorrenza di imminente emanazione dovrebbe prevedere un articolo del seguente tenore:

“Con decreto del Ministro dello sviluppo economico è istituita l’agenda digitale per l’ltalia (di seguito “Agenda”), documento programmatico e operativo che, attraverso adeguate politiche e strumenti, deve consentire all’Italia il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda digitale comunitaria che vengono così recepiti.

I contenuti e lo struttura dell’Agenda vengono adottati dal Ministro dello sviluppo economico entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge sulla concorrenza, o seguito di confronto con imprese, parti sociali e istituzioni interessate. Il Ministro dello sviluppo economico è individuato altresì come responsabile del coordinamento degli interventi per l’implementazione dell’Agenda. Ad esso spetta presentare pubblicamente, ogni sei mesi, lo stato di avanzamento dei lavori”.

…Per migliorare l’alfabetizzazione digitale:

L’Italia presenta un numero di “analfabeti digitali” (definito come numero di cittadini che non hanno mai utilizzato internet) fra i più alti d’Europa.

In sintesi le azioni positive per combattere questo fenomeno possono essere le seguenti:

– Inserire sia nel contratto di servizio pubblico tra Governo e Rai, sia nei contratti di concessione dei diritti d’uso per le frequenze, l’obbligo per i concessionari di prevedere una programmazione di contenuti volti a illustrare il valore economico e sociale dei servizi digitali.

– Aumentare le ore di insegnamento di materie connesse con l’informatica nelle scuole di ogni ordine e grado.

– investire sulla formazione dei docenti alla didattica multimediale…

 – promuovere applicazioni pubbliche di semplice utilizzo e valorizzare esperienze di assistenza e insegnamento alla fruizione dei servizi digitali per le generazioni più anziane.

 – promuovere le transazioni online… Pochi italiani rispetto alla media europea utilizzano internet per comprare, pagare, interagire con le imprese e pubblica amministrazione completando le relative transazioni on-line.

– istituire con norma primaria il principio per cui la digitalizzazione è un’opportunità e non un costo per il cittadino.

 -porre il cittadino al centro dell’appropriazione di valore dell’economia digitale si può declinare per tutti i servizi: da quelli pubblici (sanità, istruzione, catasto, fisco, notifiche atti) a quelli privati (servizi bancari, postali, sanitari, editoriali ecc).

– connotare le norme pro-digitalizzazione, nel senso della facilità di accesso e di utilizzo dei servizi digitali, attraverso la semplificazione delle condizioni di fruizione, anche mediante l’impiego di tecnologie cloud per i servizi della PA, garantendo la piena interoperabilità e fornendo al primo accesso ai servizi pubblici digitali un account cloud (profilo digitale) ad ogni cittadino, che non obblighi alla duplicazione dei dati e delle informazioni richieste;

 – introduzione, in tempi certi, dell’identità elettronica e della cartella clinica elettronica. Previsioni per tutta la pubblica Amministrazione di poter chiedere certificazioni e documenti per via elettronica. Obbligo per tutte le pubbliche Amministrazioni di accettare pagamenti in via elettronica, ivi inclusa la possibilità di pagamento dell’imposta di bollo in via elettronica.

Rendere vincolante per le Amministrazioni pubbliche la partecipazione ai processi di open data per favorire il riutilizzo dei dati pubblici.

Promozione della moneta elettronica ed e-commerce…. L’obbligo di prevedere POS con tecnologia NFC potrebbe aumentare notevolmente la diffusione del servizio.

Promozione dell’informatizzazione della piccola e media impresa.

Occorre prevedere la liberazione di nuove risorse frequenziali per lo sviluppo delle reti wireless a larga banda. L’utilizzo delle frequenze da parte dello Stato e dei soggetti privati deve tener conto della necessità di garantire adeguata remunerazione della risorsa scarsa”.

 

 

Fin qui la sintesi della proposta di Agcom a Governo e Parlamento.  E’ un bel sasso nello stagno, e Neelie Kroes non può che esserne soddisfatta.

D’altronde – come dice giustamente l’Agcom – per molte delle iniziative auspicate non ci sarebbe da spendere neanche un centesimo.

Sul suo blog, il commissario dell’Agcom Nicola D’Angelo sottolinea che la proposta “è fatta non con l’ambizione di fornire un modello completo di intervento, ma per segnalare  alcune proposte precise e soprattutto per ribadire la necessità di istituire una cabina di regia per lo sviluppo di un’economia digitale in Italia, non più procrastinabile, anche in vista degli obiettivi comunitari del 2020 previsti dall’ Agenda Digitale Europea”.

D’Angelo aggiunge che “tra i diversi suggerimenti  c’è ad esempio quello relativo alla previsione di norme che rendano l’accesso  e l’utilizzo dei servizi digitali sempre più semplice. Il cittadino deve vedere la scelta digitale come un’opportunità e non come un costo, con tempi e modalità chiari.

O ancora l’impiego di tecnologie cloud per i servizi della PA così da permettere la creazione di un account personale valido per tutti i servizi pubblici.

Per quanto riguarda l’uso sociale di internet, con l’avanzare dell’età pensionabile anche il telelavoro può dare al nostro paese molti benefici oltre alla riduzione dei costi operativi e soprattutto migliorare la qualità di vita di tanti lavoratori.

 Infine proprio perché di legge della concorrenza si sta parlando, la proposta riguarda anche la liberazione di nuove risorse frequenziali, la loro adeguata remunerazione nonché la necessità di dotarsi di metodi più aderenti alla realtà per la rilevazione degli indici di ascolto in funzione della distribuzione delle risorse derivanti dalla pubblicità”.

 

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Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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