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La checklist del giornalista

Il refuso è sempre in agguato. Ne è consapevole chiunque scriva per professione. Un tempo, nei giornali e nelle case editrici, c’erano correttori di bozze e proto a rimediare ai danni della fretta e della superficialità. Oggi quei paracadute non ci sono più e gli errori tracimano, sulla carta e sul web. I grandi giornali hanno in redazione il fact checker, “che verifica la correttezza e la veridicità di tutte le informazioni”. Non in Italia (e si vede), dove soltanto il settimanale Internazionale ha una rubrica dedicata agli errori di giornalisti e traduttori, curata dall’inflessibile (ma ironica) Giulia Zoli.

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Nel numero in edicola (982-11/17 gennaio) la fact checker Giulia Zoli racconta i refusi della precedente edizione: milioni che diventano miliardi, improbabili euro australiani, scambio di capitali tra Seoul e Pyongyang.

Cosa fare – si chiede – quando la competenza e la professionalità non bastano? E risponde: “usare strumenti e procedure che eliminino le occasioni di errore. Come una checklist, una lista delle cose da controllare:

1.      Ortografia

2.      Nomi di persone, luoghi e aziende

3.      Numeri

4.      Date ed età”.

Mica male, come suggerimento: è soprattutto lì che si annidano i nostri strafalcioni. La checklist può essere modellata, adattata ai personali talloni d’Achille. E se non bastano quattro punti perché non farne un decalogo, un post-it da sistemare sul monitor?

Quando ero cronista all’Ansa  alla fine degli anni Settanta, era impensabile non avere un vocabolario accanto alla macchina per scrivere. Oggi dizionari ed enciclopedie sono a portata di clic, i correttori automatici ci tengono per mano e comunque il refuso ci scappa. Mah, sarà il diavoletto dispettoso del giornalista e dell’editor.

Io comunque la checklist l’ho fatta. Grazie Giulia 😉

 

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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