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Un bancomat in tasca da 5 milioni

Una buona idea trova quasi sempre i soldi per decollare. Come Jusp, un dispositivo digitale di sette centimetri per sette che trasforma smartphone e tablet in terminali mobili per ricevere pagamenti con bancomat e carte di credito. La startup tutta made in Italy di Jacopo Vanetti e Giuseppe Nicola Saponaro, venticinque anni a testa, potrà realizzare il suo progetto grazie ai cinque milioni di euro investiti dai venture capitalists  Fondi Principia II e Vertis Venture.

Jusp è forse la soluzione giusta per i piccoli esercenti costretti a sottostare alle forche caudine delle banche: nessun costo di attivazione, nessun canone mensile, nessuna penale in caso di dismissione del servizio, nessun cordone ombelicale con la rete telefonica fissa (e un costo in meno). Insomma, un POS pay per use alla portata di tutti: 39 euro più Iva per l’acquisto e poi una commissione del 2,70 per cento su ogni transazione con Visa, Mastercard, American Express (comprese le prepagate), V-Pay, Visa Electron, Maestro/Cirrus e, ovviamente, Pagobancomat.

Gli startupper di Jusp: Jacopo Vanetti e Giuseppe Nicola Saponaro

Jusp sarà sul mercato in autunno. Il beta testing in corso coinvolge quattrocento esercenti. È il solo tra i dispositivi Chip&PIN sul mercato che si connette utilizzando la porta audio di smartphone e tablet. Al momento è l’unico POS per dispositivi mobile in grado di accettare pagamenti dal circuito di credito American Express e dal circuito nazionale di debito Pagobancomat. Per usarlo non è necessario essere vincolati a questa o quella banca. Ognuno può usare il conto corrente che più gli aggrada e cambiarlo quando vuole.

E la sicurezza? Esistono norme Europee che regolano le specifiche tecniche dei POS, se queste non vengono rispettate non vengono rilasciate le certificazioni e i permessi indispensabili per transare e per assicurare il massimo delle garanzie a esercenti e utenti.

Un mix di innovazione e versatilità che evidentemente ha convinto le due società di venture capital a entrare nel progetto.

Pino Bruno

Scrivo per passione e per dovere, sono direttore di Tom's Hardware Italy, ho fatto il giornalista all'Ansa e alla Rai e scrivo di digital life per Mondadori Informatica e Sperling&Kupfer

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